domenica 17 novembre 2024

A proposito di centenarie (7)

Ricordando 

Frances LoJacono 

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Quanto a lungo vivremo? Fino a 120 anni (ma la media sarà ben al di sotto dei 90 anni) da un articolo di Telmo Pievani su  Corriere della Sera.

La durata della vita è cresciuta di tre decenni, ora l’incremento rallenta. Il punto sui nuovi studi.

New York, Downtown: in Greenwich Street, poco a nord di Ground Zero e del nuovo World Trade Center, si trova una Longevity Clinic che promette un trattamento di lusso di sei ore per fare uno screening preventivo globale e un «piano di longevità». Particolarmente adatto, dicono, per dirigenti aziendali e viaggiatori internazionali.

La tariffa parte dai diecimila dollari in su. A richiesta, fanno anche un test genetico. Altre cliniche simili a Manhattan puntano sull’ansia. Partono da una domanda piuttosto bizzarra: sei sano? Come fai a saperlo? Il nostro corpo è abilissimo a nascondere le malattie, aggiungono. Anche se non hai sintomi, è possibile che alberghino in te minacce silenziose. E poi il motto: la vita è breve, finché non impari a estenderla!

Passando davanti a questi dispensatori di elisir di lunga vita per pochi eletti, torna alla mente quella deliziosa storia paradossale, dal titolo Le intermittenze della morte, scritta da José Saramago nel 2005. Vi si immagina un paese in cui improvvisamente la gente smette di morire. All’inizio la reazione generale è euforica: svanisce la paura quotidiana di non esserci più. Ma ci si accorge ben presto che il regalo non è una vita eterna, bensì un invecchiamento infinito. Gli abitanti di quello strano paese — racconta lo scrittore portoghese — diventano invalidi permanenti. Segue una valanga catastrofica di eventi.


L’immortalità del corpo mette in crisi le religioni: alle ortiche tutte le promesse di un’altra vita di premi e punizioni; senza morte, niente resurrezione. I costi sociali si fanno insostenibili: la popolazione cresce a dismisura; impossibile pagare le pensioni; case di riposo e ospedali intasati di malati cronici. Lo Stato dichiara bancarotta. Interi settori professionali vanno in crisi: non solo le pompe funebri, anche le assicurazioni e i filosofi. Poi subentra una noia terribile: l’assenza di prospettive, la fine del desiderio, il rinvio di qualsiasi scadenza, un’invincibile pigrizia. Nessuno prende più decisioni epocali con la speranza di essere ricordato dopo la morte.

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