giovedì 26 settembre 2024

Riflettiamo sulla Sicilia di ieri e di oggi

E’ tempo che, chi non l’ha fatto finora,

decida, di leggere il libro di Anton Blok. 

Abbiamo tentato, provato a tratteggiare nella precedente pagina il “banditismo” pre e post-unità d’Italia nella Sicilia a metà Ottocento, quel fenomeno sociale che moltissimo caratterizzò il territorio di Contessa E.  e su cui tanto sì soffermò nel suo libro il prof. Blok. 

 Questo fenomeno violento si resse non tanto su strutture di sostegno clandestine, come verrebbe spontaneo pensare, ma su un insieme di relazioni intrattenute con le genti normali. Relazioni che andavano da chi stava in basso nella scala sociale (contadini, poveracci che vivevano di stenti)  fino a chi stava ai vertici comunitari della scala sociale (proprietari fondiari, notabili …funzionari pubblici), tutte queste figure erano quasi sempre pronte ad agevolare il bandito a passargli informazioni, a collocare merce rubata, ad offrirgli posto in un magazzino, in una stalla, per trascorrervi una o più notti, fino a possibilmente sottrarlo alla rete delle forze dell’ordine.

 I notabili siciliani dell’Ottocento, che svolgevano generalmente i ruoli amministrativi, non avevano esitazione ad intrattenere buoni rapporti con i banditi, e gli storici (ed i sociologi) ci fanno tranquillamente sapere che, quando serviva, li nascondevano nei loro magazzini o nelle stalle e case di campagna.

 Con quanto tratteggiato non sembrerà strano quindi che gli amici più stretti dei “banditi” svolgevano, potevano svolgere, il ruolo di guardiani, o come più frequentemente si diceva di “campieri”  nei latifondi.   E …  siamo prossimi a tratteggiare quel mondo che gli storici e gli antropologi definiscono il “mondo ambiguo”  ottocentesco siciliano.

(Segue)

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