venerdì 13 settembre 2024

Riflettiamo sulla Sicilia di ieri e di oggi

 La mitezza


Nino Fasullo


La mitezza non è il buonismo su cui alcuni esercitano la propria ironia. Non è la caratteristica di chi ignora ingenuamente quale e quanta violenza si annidi, e si manifesti, nelle città, dentro le istituzioni, nella vita pubblica e in quella privata. Non la candida virtù di chi dimentica che esistono uomini feroci e spregiudicati, avidi e rapaci, che nei confronti degli altri si comportano da lupi, nella vita civile e in quella politica. Non è un tratto delle anime belle, innocenti e incontaminate, che sconoscono la lotta e il contrasto.

La mitezza è la qualità degli uomini liberi e generosi. Una qualità dell’intelligenza. E’ impossibile trovare la mitezza in una persona, in una teoria, in una politica stupide. Là si può trovare nei ricercatori insonni della verità,  rispettosi dell’interlocutore e della sua diversità; sempre pronti a discutere e a mettersi in questione; capaci di esporre persuasivamente ragioni argomentate, di dialogare liberamente. La mitezza, in questo senso, rifugge dal dogmatismo dottrinale e politico. Il dubbio intelligente e’ il compagno, non angoscioso ne’ angosciante, dei miti.

Sulla bocca dei miti non si trovano slogan, ne’ parole vuote o frasi ad effetto. Perciò la mitezza non è un sentimento, ne’ parole vuote ne’ questione di temperamento. Più che una qualità innata e’ una conquista personale, morale e politica. La mitezza è la forza della ragione adulta, pacata e costruttiva; crea fiducia e edifica con tenace pazienza la città sul fondamento della giustizia e della pace. Per avere una cultura mite nella città e’ necessario uscire dalle ideologie. In compagnia delle quali  non si può mai essere miti. Le ideologie sono tutte dogmatiche, chiuse, inflessibili. Sconoscono per definizione la mitezza. Sono sempre adirate. Le coltivano gli uomini di scarso senso critico. Servono solo per dominare.

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Testo estrapolato dalla Rivista Segno n. 170/1995, curata da

Nino Fasullo

Prete, direttore della rivista "Segno", ha insegnato filosofia e pedagogia nelle scuole statali; ha fondato nel 1975, insieme a dei laici, la rivista Segno, strumento di approfondimento culturale e di indagine critica oltre che di impegno civile. È autore del pamphlet Il pastore di Brancaccio. Don Puglisi la chiesa la mafia (Il Palindromo, 2018).

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