lunedì 23 settembre 2024

Quando Contessa E. non esisteva: da Goffredo di Battellaro ai Peralta

La Jarida:  cosa c’era 350 anni prima che

sorgesse Contessa 

  La Carta archeologica di Contessa Entellina contiene una dettagliata, e sopratutto interessante, schedatura delle fonti storiche sul territorio, fra cui (forse la più interessante) c’e’ la Jarida di Monreale, la cui compilazione risale al 1182.

Il castello di Battellaro risale al
periodo arabo





 Si tratta del registro (=elenco) che delimita i confini delle terre ricadenti nell’area dello Iato: Corleone, Batellaro e Calatrasi, tutte terre (realtà territoriali e di vita) donate da Guglielmo l* (1120- 1166), figlio di Re Ruggero, all’Abbazia di S. Maria la Nuova di Monreale (redatta in arabo e in latino).  Il documento delimita (descrive) i confini e relative problematiche che storicamente sono sempre esistite in materia di confini. 

    Per noi attuali residenti a Contessa particolarmente interessante è la sezione territoriale Divise Battallarii che era stata sotto la signoria di un certo signore -Goffredo appunto di Battellaro-, del 5 febbraio 1183, con la quale il Papa Lucio III conferma all’Arcivescovado di Monreale  la donazione dei castelli di Iato, Corleone, Battellaro e Calatrasi e di altri beni, tra i quali la chiesa del S. Sepolcro in Messina “che appartiene a Goffredo di Battellaro”.

  A giudizio di altri storici Goffredo doveva essere già morto nel 1178, quando Guglielmo II donò a S. Maria di Monreale “totem terra que fuit olim Goffridi de Batellario”; secondo alcuni, invece, il feudo fu tolto a Goffredo per defezione o indegnità. Secondo altri carteggi, Bartolomeo, vescovo di Agrigento, alla cui diocesi il territorio di Battellaro apparteneva, cedette al Monastero di S. Maria le decime e le rendite relative.

  Sulla scorta di ricerche storiche, condotte con metodi scientifici, più recentemente, da Istituti universitari proveremo a capire se o come attraverso quali passaggi il territorio dell’odierna Contessa Entellina e Calatamauro,  da quel Goffredo di Battellaro sia pervenuto dopo tre secoli ai Peralta.

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