lunedì 19 agosto 2024

Politica, proviamo a leggerla

Scambi politici tra i partiti di governo:

Una riforma per FdI, una per la Lega ed una per FI

 I tre partiti di maggioranza, Lega, FdI e FI stanno recentemente scambiandosi dei favori per portare a casa, ciascuno una riforma simbolo da sbandierare come successo davanti ai loro rispettivi elettorati, ma che -sicuramente- recheranno danno al futuro del Paese.

  Di cosa si tratta?

L’Italia rischia di spaccarsi in tante
piccole patrie.





1) l’Autonomia regionale differenziata e’ sostenuta per conto della Lega da Calderoli ed e’ già legge 86/2024.  

Si tratta di una legge che cristallizzerà ulteriormente i dislivelli socio-economici fra Nord e Sud del Paese. I giornali arrivano a sottolineare che se oggi l’Italia non possiede alcun ruolo significativo nel mondo, ancora più insignificanti saranno le venti regioni trasformate in “ridicoli staterelli

Alle Regioni sono state assegnate competenze che esigerebbero invece «unità» e «indivisibilità» del Paese come peraltro prescrive l’art. 5 Cost. La coalizione di centro-destra sostiene di essersi limitata ad attuare la riforma, del 2001, del titolo V Cost. Quel contesto storico  è -in ogni caso- di gran lunga superato da quanto, in oltre un ventennio, e’ cambiato l’assetto mondiale.

Che si tratti di uno scambio di favori fra i tre partiti della coalizione lo attesta la circostanza  che  dieci anni fa, la Presidente Meloni proponeva addirittura l’abolizione delle Regioni. La cosa più assurda di questa autonomia differenziata risulta essere la regionalizzazione della sanità.

 Gli italiani hanno capito che si vuole fare un favore alla Lega/Nord e lo testimonia l’enorme raccolta di firme referendarie per abrogare la legge 86/2024 e contrastare attraverso questo percorso il regionalismo differenziato che inevitabilmente favorisce il Nord ricco. Hanno capito quanto non vuole capire Calderoli: nell’attuale quadro drammatico mondiale  il regionalismo della Lega-Nord non può’ che danneggiare l’intero Paese. 

2) Il Premierato interessa sopratutto a Fratelli d’Italia e Meloni ritiene debba essere la «madre di tutte le riforme».  Il proposito è di trasformare la democrazia parlamentare – basata su pluralismo, partecipazione civica, equilibrio dei poteri – in una «democratura», secondo il seguente schema:

 1) si vota ogni cinque anni un «capo», un uomo forte, eletto dal popolo. Magari vivace e seducente, di fatto un buon demagogo. 

2) Questi, senza mediazioni e col Parlamento asservito, sarà l’unico interprete dell’interesse nazionale,  l’unico vero legislatore col potere  financo di interferire sull’autonomia regionale.

3) la Riforma della giustizia. Interessa sopratutto a Forza Italia. Si tratta di mettere mano in un campo più che complesso, data l’interdipendenza tra: 

a)  norme penali (sostanziali e processuali); 

b) pene e relativa certezza;

c) carceri civili e umane (ora inesistenti); 

d) più magistrati e più operatori giudiziari. 

Che il campo della giustizia necessiti di ampi interventi lo condivide la stragrande parte del Paese. Sarebbe, a modo di immaginare, buona cosa l’istituzione di  un collegio di tre magistrati ogni volta che si decide la custodia cautelare. E se riforma deve essere, vada aperto il dialogo con i magistrati, gli avvocati e gli operatori del «sistema-giustizia». Costoro costituiscano un autonomo «ordine costituzionale», sottoposto solo alla legge.

Conclusione

-Su queste riforme ognuna delle tre forze di governo si sta intestando una ciascuna, quasi in esclusiva. 

-Il centro-sinistra ha i suoi travagli più o meno vistosi su come affrontare questi non trascurabili problemi.

-Sappiamo tutti che il Pd è più che un unico partito, una coalizione di partiti; sappiamo tutti quanto ambiguo politicamente è il M5S; conosciamo tutti i tantissimi veti incrociati che corrono tra Conte, Calenda e Renzi.

- Non sfugge a nessuno che molti esponenti dei partiti (di maggioranza e di minoranza) sono impreparati e si autogloriano da se stessi. 

- Chi sa raccogliere le istanze del Paese?

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