La riforma agraria
e il costituirsi dei
“Coltivatori Diretti”
A Contessa Entellina, fino agli anni ‘60 del Novecento, la figura del Coltivatore Diretto rappresentava il personaggio rappresentativo nella stragrande maggioranza delle famiglie, seppure quella famiglia patrimonialmente disponeva di pochi tumuli di terreno. Era il tempo quello dei governi democristiani che godevano del sostegno elettorale -nelle campagne- dell’organizzazione bonomiana (la Coldiretti), allora ben più capillare sul territorio nazionale delle strutture sindacali della Sinistra (principalmente la Cgil).
La Riforma Agraria del 1950 e il contestuale Piano INA Casa costituirono due grandi riforme nell’Italia post Seconda guerra mondiale. |
Un conto comunque era l’attività socio-sindacale nella realtà contadina del tempo ed altro aspetto era l’assetto socio-giuridico tratteggiato legislativamente sul ruolo e la funzione del coltivatore diretto.
L’articolo 31 della legge 26 maggio 1965, n. 590 tratteggia la figura del “coltivatore diretto” in colui che si dedica direttamente e abitualmente alla coltivazione dei fondi e all’allevamento degli animali, purché la forza del nucleo familiare non sia inferiore ad un terzo di quella occorrente per le normali necessita’ della coltivazione del fondo, dell’allevamento e del governo degli animali. In quegli anni cinquanta, va evidenziato, per la prima volta nella legislazione statale il lavoro delle donne viene equiparato a quello degli uomini.
Gli elenchi dei coltivatori diretti venivano -ai fini previdenziali- curati dall’INPS, mentre ai fini giuridici-civilistici aveva rilevanza l’iscrizione ai registri della Camera di Commercio.
La sussistenza della qualifica di coltivatore diretto era affidata agli Uffici Provinciali del Lavoro, che disponevano della capillare presenza sui territori tramite gli Uffici di Collocamento. Figura di “collocatore” locale, di Contessa Entellina, che ci piace ricordare sul Blog, sempre in quegli anni sessanta del Novecento, fu Vincenzo Rosselli.
(Segue)
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