sabato 13 luglio 2024

Invecchiare significa vivere (3)

Terza parte  

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Ci piace riportare il pensiero del prof. Francesco Antonini (1920 – 2008) un pioniere della moderna geriatria: ha ricoperto (1958) presso l’Ateneo fiorentino la prima cattedra dedicata alla geriatria, mantenuta fino al 1990, e ha contribuito a fondare la società scientifica relativa (la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria), che ha poi a lungo presieduto. Ha studiato e insegnato temi che le ricerche mediche sull'anziano avrebbero diffuso molti anni dopo. A lui si devono la nascita nel 1969 dell’unità coronarica di Firenze e dell’ospedale riabilitativo dei Fraticini.  Fra i suoi meriti c’è l’aver messo in luce che l’emarginazione sociale e l’abbandono degli anziani sono i fattori che concorrono a nuocere agli anziani tanto quanto e ancor di più del loro decadimento fisico. Le riflessioni risalgono a un trentennio fa, ma possiedono -a nostro giudizio- elementi di attualità.

Riflessione settima (a volte negli ospedali si vedono vecchi rannicchiati, farneticano, chiamano la mamma … ha senso vivere?)

La vecchiaia, fortunatamente, non è uguale per tutti. Ed è un errore raffigurarla soltanto con i tratti dello sfacelo. Certo, prende anche questo aspetto, ma ho conosciuto e studiato tanti ultracentenari che erano rimasti persone ancora sane, tranne per la vista e l’udito, le cui facoltà corticali non si erano, d’altronde, granché deteriorate. Nel loro sistema immunitario abbiamo scoperto degli anticorpi che li proteggono dalle cause più frequenti di morte, come le malattie infettive  e tumorali; anticorpi presenti generalmente nei giovani. E ciò vale anche per i sentimenti che animano questi grandi vecchi: curiosità e amore per tutto quello che li circonda, intransigenza, capacità di sdegnarsi, di provare entusiasmo, malinconie, soprassalti di felicità. Tutto ciò non solo li distrae  psicologicamente dalla morte, ma fa sì che essa venga  allontanata anche fisiologicamente.

Riflessione ottava (invecchiare era privilegio maschile, adesso il rapporto è invertito. Le donne, in media, vivono sette anni di più)

La natura, sebbene lo si neghi, fa i suoi salti. Anche grandi. Mai, però, funambolici. Nella nostra memoria generalmente c’è quasi tutto il nostro destino. Ma spesso la natura viene provocata. Vede, le principali cause di morte del nostro tempo sono l’infarto, l’ictus e il tumore polmonare, favoriti dal fumo e dallo stress, dalla vita sedentaria, tutti fattori che rendono noi maschi molto più esposti e vulnerabili. Ecco perché la donna ha una maggiore longevità. Non sarà così per molto, credo, ma oggi è ancora così. Se è vero che due terzi dei novantenni sono donne, e’ altresì vero che esse sono più sole, più malate e più respinte proprio perché colpite in età più tarda dalle forme degenerative senili. I grandi vecchi dell’altro sesso, al contrario, sono più sani, più attivi, più integrati. Ciò in e’ equo, almeno apparentemente, ma la natura da’ e toglie a chiunque.

Riflessione nona (l’ingresso nella vecchiaia, il pensionamento fa percepire il tempo dilatato e come .. minaccia)

 Bisogna educarsi alla vecchiaia!  Anche come società. Continuiamo a sorprenderci dell’aumento degli anziani, della loro vitalità, della loro richiesta di contare, ma non si è preso atto dei profondi mutamenti che tutto questo comporterà.  Mutamenti positivi, se si attueranno le strategie necessarie; ma del genere negativo che lei ricorda  se tutto viene lasciato, come si dice, alla natura.

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