lunedì 8 aprile 2024

Un Personaggio

 

Antonio Pagliaroglottologo e critico italiano. Compì ricerche di linguistica indoeuropea e romanza utilizzando il metodo della «critica semantica» delineato nei saggi Il segno vivente (1952) e Le funzioni del linguaggio (1968); si distinse come iranista pubblicando epigrafi e testi letterari persiani di epoca medievale e (con A. Bausani) una Storia della letteratura persiana (1960); dedicò interessanti studi anche alla letteratura italiana, soprattutto a Dante. Fondò la rivista «Ricerche linguistiche». Tra i suoi numerosi scritti: Epica e romanzo nel medioevo persiano (1927), Sommario di linguistica arioeuropea (1930), Saggi di critica semantica (1953), La parola e l’immagine (1957), Sul linguaggio poetico della «Commedia» (1963), Ulisse. Ricerche semantiche sulla «Divina Commedia».

NascitaMistretta, Messina, 1898.

Morte, Roma, 1973.


Come leggere Dante


 Il poema di Dante traduce in realtà poetica un’esperienza conoscitiva di estensione e qualità eccezionali. Tale esperienza è di due ordini: il primo, può dirsi mondano, poiché si sviluppa nel rapporto temporale con gli uomini; l’altro, teologico-filosofico in generale, poiché si compie nel rapporto senza tempo con il trascendente e il cosmo. Il primo conoscere si vitalizza in una coscienza etico-politica assai forte e reattiva; l’altro è organizzato in un pensiero logico di grande impegno e congruenza. Al di dentro di tale attività conoscitiva, cioè sull’esperienza e sui frutti che ne derivano, opera la fantasia creatrice, che la rende nel proprio linguaggio.

 L’interpretazione del mondo che si esprime nella Commedia, ha, certo, le sue radici nella formazione intellettuale del poeta, risultata da connubio  di ingegno e di cultura, di libertà e storicità. Allo stesso modo, l’obiettivazione poetica risulta dal rapporto fra la libertà della fantasia, che trasfigura le intuizioni, e le determinazioni della lingua e delle altre componenti formali, assunte in funzione creativa. La grandezza del poeta si assomma in tali due libertà, nell’ampiezza e nel vigore con cui esse operano sulla storicità delle diverse esperienze e condizioni, cioè nel modo proprio con cui esse “temperano e suggellano la mondana cera”.

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