lunedì 15 aprile 2024

Quel primo Novecento (2)

  I vecchi partiti, quelli precedenti all'affermarsi del Fascismo, come si comportarono di fronte alla dittatura? su questa pagina accenniamo a come si mossero le forze di ispirazione socialista. 

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Mondo Socialista

 Con l'affermarsi della dittatura fascista abbiamo, in una precedente pagina, tratteggiato la reazione del fronte politico dei "liberali". Ci proponiamo adesso, in forma molto semplificata, di tratteggiare la reazione, dell'allora mondo molto frammentato e articolato, dei socialisti.

1) La prima reazione consistette nei tentativi di fusione fra i tanti "fratelli nemici" (come la stampa del tempo li definiva) dei socialisti. Una originaria mappatura era quella fra massimalisti  e unitari. I primi erano molto più numerosi e negli anni successivi caratterizzeranno gli ambienti dell'emigrazione e disporranno di più strumenti di propaganda fra cui l'importante giornale l'Avanti!", redatto a Parigi e però pubblicato da Zurigo. Di contro, gli unitari disponevano di quadri militanti di livello comunicativo e politico più prestigiosi, ed erano in fondo i capi "storici" e fondatori del Partito: Turati, Treves e Modigliani.

I fratelli Carlo e Nello
Rosselli furono due
importanti politici,
giornalisti e attivisti
dell'antifascismo
italiano







2) Nel 1927, Turati promosse l'unificazione al fine della maggiore incisività  nei confronti del Fascismo. L'ipotesi fu accolta da Pietro Nenni, figura allora del massimalismo italiano. Il congresso di unificazione si tenne a Grenoble ( regione Rodano-Alpi, nel sud-est della Francia) con il sostegno dei socialisti dei paesi europei. Nello Statuto il PSI si dichiarava fautore di un "socialismo democratico" e liberale. Fu, in quell'occasione, che avvenne la ritirata dei massimalisti, e di contro, mediante Giuseppe Saragat, si crearono le condizioni di analisi congiunte con il movimento di Gobetti, dei fratelli Rosselli e con i repubblicani.

3) Dal momento che "Giustizia e Libertà" aderì alla Concentrazione dominata dai socialisti avvenne una sorta di suddivisione dei compiti: l'attività antifascista in Italia venne affidata a Giustizia e Libertà, al cui vertice fu posto un socialista, un membro della cgil ed un repubblicano.

4) Capitò però che Rosselli e Lussu, che operavano nel "centro interno" non condivisero la subordinazione al "centro" che stava all'estero. Nacque in questo clima di consensi/dissensi, nel 1932, la rivista ideologica diretta da Rosselli "Quaderni di Giustizia e Libertà" col presupposto e la volontà di creare nel post fascismo uno Stato fondato sulle autonomie locali. I socialisti nel loro complesso condivisero il taglio previsto per lo Stato post/fascista, mentre i repubbicani uscirono dalla Concentrazione che dall'estero continuò a perseguire il programma di Rosselli.

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