giovedì 21 marzo 2024

Il regno di Sicilia. Dal XIV al XVI secolo

Dal Vespro siciliano ai Peralta-Cardona

Su questa pagina ci proponiamo di esplorare l’assetto formale/giuridico del Regno di Sicilia nei termini in cui fu strutturato nel XIV secolo sotto  il governo di Federico III d’Aragona. Nostro intento è di -alla fine del percorso- tratteggiare l’assetto giuridico entro cui gli arbereshe di Kuntisa si immisero fra il XV ed il XVI secoli sui territori dei Cardona e di quanto i Capitoli allora sottoscritti fossero o meno aderenti al più generale regime tracciato dalle costitutiones Regales vigenti allora.

Su questa pagina ci soffermiamo sul regime giuridico vigente nelle città demaniali, ossia sui territori sottoposti direttamente al governo regio, che in prossimità alla Kuntisa feudale,  fu solamente Corleone.

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Corleone, in quanto città demaniale, fu durante la Sicilia aragonese soggetta direttamente alla giurisdizione regia ed ebbe quali amministratori, a decorrere dal governo di Federico III, i baioli, figure di nomina regia.  Di contro i giudici e gli ufficiali di amministrazione venivano eletti localmente, fermo restando che erano pur sempre soggetti all’approvazione superiore regia.

I baroni locali, in quanto baroni,  non avevano parte nel governo locale, pur essendo titolari e godendo nell’ambito del territorio corleonese di vasti feudi. Da qui le rivendicazioni di costoro perché ai baioli di nomina regia subentrassero, come in altre parti della penisola avveniva, i rettori eletti direttamente dai baroni locali, purché fossero titolari di feudi.

Federico non modificò lo status delle città, si limitò semplicemente ad istituire la figura dei giurati col compito inizialmente -1296- di vigilare e successivamente -1324- di iniziativa in materia di edilizia privata e pubblica, di fissazione della meta per i generi di prima necessità e dell’annona. Il potere locale vero e proprio rimase comunque in mano al baiolo che in tempi successivi sarà pure esso elettivo, pur restando sul territorio rappresentante regio, dello Stato.

Gli storici ci fanno sapere che nonostante le norme erano quelle sommariamente ora ricordate, la realtà in tutta l’Isola fu sempre diversa. Accadde che i baroni, i militi ed i feudatari presero ovunque parte attiva alla gestione amministrativa e conseguentemente si intromisero nel controllo amministrativo di tutte le città demaniali (regie ). 

Alcuni degli storici scrivono che, già in quei lontani secoli, si trattò di invasione di campo e di mancato rispetto delle leggi (…  e lasciano intendere che si sia trattato di primi indizi di quello che sarà nell’Isola … il fenomeno della mafia).

(segue)

  

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