martedì 26 marzo 2024

Età moderna ed insediamento degli arbereshe in Sicilia

 Amare i libri

Sul blog con molta frequenza cambiamo taglio e argomenti. E’ nostra scelta e  volontà. Un blog e’ un blog ed in quanto tale non intende esaurire nessuna questione e nessuna problematica. Se una ragione la dobbiamo al lettore tipo, quello fedele che ci segue da sempre, e’ che nostra intenzione resta sempre quella di invogliare quanta più gente a voler sapere. Il sapere esclusivamente dai blog non è mai una buona scelta. I blog possono suscitare desideri di sapere, dopo, dal desiderio di sapere bisogna avvertire il desiderio di passare ai libri. E’ con i libri che può esaurirsi il desiderio di voler sapere.

Il blog serve a provocare curiosità, poi …ciascuno deve impegnarsi a cercare librerie, biblioteche, centri culturali, scuole…amici, circoli.

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Arbereshe in Sicilia


Dal 1412 i sovrani della dinastia Aragonese
governarono il "Regno di Sicilia ultra"
avvalendosi di viceré.

A partire dal 1516, il regno di Sicilia,
con 
Carlo V, passò agli Asburgo di Spagna,
venendo governato anche in questo
caso attraverso dei 
viceré, fino al 1713
 (de factofino al 1707).




A metà del XV secolo l’economia siciliana, il vivere sui feudi o nelle poche città (realtà ufficialmente sottratte al regime feudale, ma di fatto amministrate da ufficiali regi scelti fra i signori feudatari) era basato sostanzialmente, e quasi interamente, sulla pastorizia e sull’agricoltura, e volendo essere più puntuali, sulla monocoltura del grano. D’altronde a scuola ci è sempre stato insegnato che per un paio di millenni la Sicilia è stata il “granaio di Roma” e poi “granaio dei barbari” calati dal Nord Europa. I giornali dei nostri giorni ci spiegano che se il pane e la pasta dei giorni correnti non hanno il gusto di una volta, ciò è dovuto al fatto che importiamo grani ucraini e russi e persino farine americane. 

Per millenni, e’ Storia, la Sicilia è sempre stata terra vocata alla coltivazione del grano e l’Isola e’ sempre stata conosciuta come la terra con maggiore produzione di grano, unitamente al sale, alla pesca del tonno, dello zucchero e pure della seta. Questo era comunque il quadro socio-economico del XIV-XV secolo. E tanti autori di libri storici o di economia hanno usato, per indicare l’Isola, la dizione di Terra di Cerere. Persino i traffici marittimi del XV e XVI secoli facevano dell’Isola crocevia del grano da altre provenienze che poi dai porti isolani sarebbe stato destinato, magari con l’aggiunta di carichi di zolfo, in tutti i porti mediterranei.

A quanto abbiamo riportato, va però aggiunto che se la produzione del grano e dello zolfo era di produzione locale, il relativo commercio era per intero controllato da operatori stranieri, in buon numero venuti a stanziarsi nell’Isola. E, aggiungono gli storici dell’economia, dopo non più di due generazioni gli operatori commerciali stranieri, pure essi, abbandonavano il comparto commerciale per investire le loro risorse nell’agricoltura estensiva e feudale siciliana. 

Aspirazione del mondo siciliano, di quello che oggi chiameremmo delle classi dirigenti, e’ sempre stato non tanto l’impegno ed il rischio per il mondo degli affari e della creatività, bensì del godimento terriero.

 Con questa pagina ci proponiamo di voler capire se i Cardona furono dei benefattori nei confronti degli arbereshe, come tanta pubblicistica ci ha abituati a credere, o se gli arbereshe furono i benefattori dei Cardona e dei loro successori.

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