sabato 16 marzo 2024

Ancora su Crispi (2)

 Nell'anno 1847 nel Meridione, in Calabria ed in Sicilia, scoppiarono delle rivolte che preludevano all'indipendenza dell'Isola dal regno borbonico; Crispi era componte di spicco del Comitato promotore e riuscì a sfuggire all'arresto solo per un pelo. Nell'anno dsuccessivo, da Palermo nel ruolo di componente del Comitato promotore della rivolta era a Palermo da cui le truppe borboniche erano dovute allontanarsi. Crispi aveva il compito di trasformare le scomposte forze rivoluzionarie in truppe ordinate. Seppe effettivamente svolgere ottimamente il compito al punto che Ruggero Settimo, capo del governo provvisorio anti-borbonico gli assegno un posto prestigioso a suo fianco.

Gli storici, fino a questa fase storica, in Crispi vedono un protagonista anti-borbonico ma non un patriota che aspira all'Unità nazionale dalle Alpi a Pantelleria. Agiva da siciliano e per l'autogoverno dell'Isola e alcuni storici sostengono che egli non guardasse -ancora- oltre lo stretto di Messina, pur avendo risieduto a Napoli per l'attività professionale.

Sul piano ideologico, sempri gli storici, intravedono in lui un uomo più che disinvolto. Quando sui tavoli della politica emerse l'idea di assegnare il Regno di Sicilia al secondo genito di Carlo Alberto, l'acerrimo repubblicano mazziniano Francesco Crispi fu il più caloroso sostenitore. Ma quando la vicenda storica, col generale Filangeri, riportò l'ordine borbonico in Sicilia Crispi scelse la fuga dall'Isola e da Torino si dedicò al giornalismo-

(Segue)

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