domenica 24 marzo 2024

Ancora su Crispi (5)

Crispi fra i promotore della spedizione dei Mille

 Il 6 maggio del 1860 fra i Mille imbarcatisi a Quarto alla volta della Sicilia c'era anche lui, Francesco Crispi, che aveva faticato tanto per convincere il governo piemontese sulla bontà del piano a cui egli aveva ampiamente contribuito ad elaborare. Con lui c'era -imbarcata- pure Rosalia Montmasson (sua moglie ed unica donna fra i mille imbarcatisi). 

 Il governo piemontese gli aveva proposto di accettare la carica di "sottocapo" di stato maggiore della spedizione, per in qualche modo controbilanciare il ruolo di Garibaldi, ma egli  rifiutò evidenziando di essere esperto in campo politico ma assolutamente incompetente in materia di guerre. In questo quadro comunque si sentiva molto vicino a Giuseppe Garibaldi, di cui negli appunti lasciatici da Ferdinando Martini, scrittore, politico e senatore nella XXVI legislatura, si legge riguardo all'eroe dei due mondi "è stato il più grande condottiero che sia stato al mondo, ma inetto a governare un villaggio".

 Effettivamente la mente "politica" della spedizione fu quella dell'arbereshe Francesco Crispi. Fu lui, dopo i primi successi militari contro i Borboni nell'Isola, a suggerire a Garibaldi di assumere il governo dittatoriale della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele e su questo presupposto tutti i -tanti- proclami nell'Isola portano la firma di Garibaldi, ma furono redatti da Crispi. In quel frangente rivoluzionario anti borbonico, nella veste di Segretario di Stato, Crispi pensò bene di emanare alcuni decreti fra cui 1) l'espulsione dall'Isola dei Gesuiti 2) l'abolizione del baciamano dei contadini rispetto ai latifondisti 3) il divieto, ancora per i latifondisti, di usare il titolo di Eccellenza.

 Cavour che da Torino riceveva i messaggi degli alti gradi militari, che stavano immischiati fra i mille, pensò subito che il duo Garibaldi/Crispi andava in qualche modo posto sotto più stretto controllo, anche perchè se Garibaldi era abbastanza affidabile per la monarchia dei Savoia, lo era meno l'ex mazziniano Crispi che nei documenti usava sì, pure lui, il motto "Italia e Vittorio Emanuele" e però ... . 

Vedremo come.

(Segue)

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