martedì 6 febbraio 2024

Il Regno di Sicilia. Dal XIV al XVI secolo (9)

Dal Vespro siciliano ai Peralta-Cardona 




 La riformulazione del regime feudale proposta e voluta da Federico III consenti’ a nuove famiglie spagnole l’acquisto di concessioni feudali su vasti territori dell’Isola e, nel contempo e come abbiamo già evocato, vide immettere molte (…moltissime) nuove famiglie, in grande prevalenza provenienti dalla penisola Iberica, nel governo delle Signorie, delle baronie e delle contee che andavano così ad aggiungersi ai moltissimi feudi non abitati e tenimenti vastissimi esistenti e posseduti dai baroni.

 Precedenti e nuovi Signori divenivano Capi di tante popolazioni isolane da cui traevano proventi forzosi che inevitabilmente non tarderanno  a diffondere, alla lettera, la miseria fra le popolazioni locali. 

Alle Signorie  competeva,  fra altro,l’esercizio della giurisdizione, ossia l’attività e l'organizzazione dello Stato sul territorio della baronia finalizzata all'applicazione del sistema giuridico nel caso concreto, compreso l’esercizio  del diritto penale.

 Sulla base dell’ampliamento e della ramificazione sul territorio del sistema baronale discendente dalla riforma federiciana, la Sicilia divenne, a giudizio condiviso da tutta la storiografia, lo Stato ancora più’ feudale rispetto al regime del precedente regno di Sicilia,  quello dei normanni degli Altavilla. E ciò accadeva proprio mentre nei grandi regni nord-europei iniziava il processo di graduale uscita dal sistema feudale in direzione dell’ancora lontano liberalismo. Fu proprio con la presenza degli Aragonesi che il grande caos anarchico baronale caratterizzerà i decenni conclusivi del milletrecento, quelli appunto dell’irrilevanza del potere regio e dell’arroganza feudale diffusa sul territorio.

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