venerdì 3 novembre 2023

Storia Siciliana. I cosiddetti secoli bui, non sempre -in realtà- furono tali

Amare e conoscere la

Storia della Sicilia 

 La lunga guerra del Vespro dal 1282 al 1302, quella che vide Angioini  ed Aragonesi contendersi il controllo della Sicilia fu causa ed effetto dell’abbandono di tutte le aree interne dell’Isola.

Vespri Siciliani

Bersaglio della rivolta nel
1282 furono i dominatori
francesi dell’isola, gli 
Angioini, visti
come oppressori.
Da Palermo i moti si
 sparsero all’intera
 Sicilia.





  Certa pubblicistica riporta come siti abitati, “i casali”, nella Sicilia precedente l’arrivo degli arbereshe nell’area di Calatamauro, non tenendo conto che già da oltre 150-200 anni da quell’arrivo, a causa delle bande armate che percorrevano l’Isola, le zone interne erano quasi completamente disabitate e di casali (=gruppi di case privi di mura difensive) non ne esistevano più, anche perché sia gli svevi di Federico II che gli angioini si erano resi  responsabili del massacro finale e indiscriminato dei villani che nei casali lavoravano e risiedevano, per la semplice ragione che si trattava di mussulmani. 

  Era venuta meno, con la fine dell’era normanna, la Sicilia vivace e prospera, oltre che ricca di giardini ed acque reggimentate, quella ancora ricca delle arabe “gebbie”.  Le campagne erano via via divenute insicure dopo le persecuzioni di Federico II, poi ancora  degli angioini e poi ancora con le guerre fra angioini ed aragonesi, ed i feudi lontani dalle città regie -munite di mura- erano rimasti in preda alle bande armate.

 Eppure la Sicilia continuo’ ad esportare grano che proveniva non più dalle baronie (interne nell’Isola) ma dalle aree prossime alle città regie, quelle difese da mura. La richiesta di grano dall’Isola continuò  quasi sempre a persistere. La volontà e la possibilità di riprendere a ri-popolare l’interno dell’Isola, per assecondare la domanda di grano,  sarà frutto, alla fine del XV secolo, della necessità di manod’opera per i campi. Ed iniziò la colonizzazione per fini agricoli della stessa Valle del Belice, dove di terreni coltivati ne erano rimasti davvero pochissimi e di centri abitati ancor meno dopo l’avvenuta distruzione di Entella.

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