lunedì 7 agosto 2023

Verità’ giudiziarie. Riscrivere la Storia ?

Si vivono giorni di disagio negli ambienti governativi. Un funzionario della Giunta di Centro-Destra della Regione Lazio, Marcello De Angelis, in relazione all’attentato alla stazione di Bologna che il 2 agosto del 1980 provocò 85 morti e 200 feriti e per la quale sono stati condannati in via definitiva Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini, scagiona i tre terroristi neri «non c’entrano nulla con la strage», e nello stesso tempo muove un attacco a Sergio Mattarella che lo scorso 2 agosto,  celebrando a Bologna il 43° anniversario della strage, ha ricordato la «matrice neofascista» di quella strage, avendo al fianco Ignazio La Russa, il quale non si e’ distaccato dalle parole del presidente della Repubblica. 

Le dichiarazioni assolutorie del portavoce laziale hanno provocato inevitabilmente sdegno e innescato da parte dell’opposizione di Sinistra il coro «dimissioni!». 

Giorgia Meloni si trova adesso di fronte alla difficoltà di tenere unite più’ anime della destra e finisce addirittura per essere accusata di voler «riscrivere la storia», a dispetto di sentenze da tempo  passate in giudicato. 

Effettivamente il Pd, erede a sinistra dell’antifascismo, attendeva la premier al varco del 2 agosto per la commemorazione;  la Premier, stando ai giornali, non ha mai riconosciuto pubblicamente la matrice fascista e si è’ finora affidata alla generica formula dell’«atto terroristico».

Il portavoce della regione Lazio, De Angelis, è fratello di uno dei condannati di terrorismo per la strage di Bologna e sulle dichiarazioni ha ricevuto il sostegno dell’ex sindaco, di destra, Gianni Alemanno, pronto a fondare un movimento alternativo a Fratelli d’Italia se questa formazione ammette che la strage di Bologna è riconosciuta a carico dei neofascisti.


Una sorta di avviso lanciato verso Palazzo Madama, stante che La Russa, presidente del senato, ha ammesso che la matrice fascista della strage è la verità giudiziaria, ormai con sentenza passata in giudicato.

Il Pd, e la gran parte della stampa, adesso attende al varco le prossime mosse di Meloni.

Lega e Forza Italia, nello spirito antifascista, chiedono che Rocca, presidente della Regione Lazio, «scarichi» il portavoce De Angelis, peraltro non iscritto a FdI.

Meloni, stando ai giornali, non vorrebbe il passo indietro di De Angelis, ma è chiaro che  le semplici scuse non bastano. Contestualmente non vorrebbe concedere soddisfazione al Pd, oggi erede di tutte le forze dell’antifascismo.

 Le dimissioni di De Angelis tuttavia «sembrano la sola via d’uscita».

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