sabato 19 agosto 2023

Una "parola", tante ripercussioni

L’algoritmo di cui i media ci

fanno immaginare impeccabilità

sovraumana, non è altro che una 
sorta di ricetta somministrata al pc 
dall’uomo.

è una sequenza di
 istruzioni che,
seguite nel giusto
ordine, partendo
 da specifici input
consente di ottenere
un determinato
risultato
.

L’algoritmo non e’ altro che un procedimento di calcolo o se si vuole un insieme di regole per la risoluzione di un calcolo numerico. Nient’altro quindi che procedimento matematico, riportato sui Pc.

I Pc di per se non sono affatto intelligenti, ne’ dispongono di capacità critica, l’algoritmo di cui tanto i media enfatizzano l’efficacia non è’ altro che il frutto dell’istruzioni semplice, chiara e univoca che gli impongono gli uomini.

Pure i teoremi che studiamo a scuola non sono altro che algoritmi, cioè: successione di istruzioni per risolvere un problema. Lo stesso programma che ci consente di scrivere sul pc si attiene ad una serie di algoritmi sull’uso delle lettere e sul fatto che alcune messe insieme formano delle parole.

 In breve, se il Pd ha ricevuto l’indicazione di scrivere in inglese segnerà Londra come errore e London come scrittura corretta. 


 L’enciclopedia Treccani ci fa sapere che una ricetta di cucina è a suo modo un algoritmo: «i dati iniziali sono gli ingredienti e le istruzioni sono quelle che indicano come combinarli fra di loro, il risultato finale è il piatto che si intende preparare». Sulle ricette si trova spesso l’indicazione di aggiungere un po’ di sale, oppure l’espressione quanto basta. Chi cucina sa dosare la quantità. Il computer invece non capirà mai cosa implichi “un po’ di sale, quanto basta! “.

I p.c. non  sono affatto intelligenti se le regole non le forniscono, o meglio gliele impongono gli uomini.

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