lunedì 21 agosto 2023

Sfogliando giornali e rievocando i decenni novecenteschi


Dall'Unità fino agli
anni settanta del
 Novecento
il tenore di vita nelle
 campagne siciliane
era assai basso:
quasi sconosciuti
erano lo zucchero e la
carne, persino il pane
scarseggiava, mentre
imperversavano malattie
come la malaria.

I braccianti per
godere dell'assistenza
medica dovevano
essere iscritti
nell'elenco dei
poveri.

Si deve ai primi
governi di
centro-sinistra 
con V.Premier
Pietro Nenni
la svolta di
umanizzazione
del vivere nel
mondo rurale
meridionale.





Memorie di vita contadina

I giornali di questi giorni agostani per riempire le pagine, nonostante i tanti giornalisti in ferie, si stanno dando da fare nel recuperare pagine del post Unita’ d'Italia che trattavano delle condizioni socio-umane di allora nel Meridione. E le fanno rivivere portandole alla riflessione pubblica.

Si legge di tuguri ove in un’unica camera affumicata e priva di aria e di luce vivevano insieme uomini, capre, maiali e pollame. Le catapecchie nei centri agricoli si contavano forse a centinaia di migliaia». 

Vengono recuperati persino video di quella drammatica denuncia dell’«Inchiesta agraria sulle condizioni della classe agricola» condotta da una Giunta parlamentare presieduta da Stefano Jacini dal 1877 al 1885: Una donna con una cuffia in testa riempie un secchio di acqua da un barile: dietro di lei, nella stessa stanza, ci sono un asino, un maiale, tre galline, un coniglio...Va detto che i filmati risalgono ai primi del Novecento e addirittura altri filmati sono del 1953, eppure non rivelano differenze dall’inizio del Novecento o dai decenni precedenti.

Ancora negli anni cinquanta del ‘900 l’Italia era spaccata in tre: una povertà relativamente contenuta al Nord (3,1% in Friuli-Venezia Giulia, 2,3 in Veneto, 1,4 in Lombardia, 0,3 in Piemonte...), una pesante nel Centro (7,1% in Umbria, 10 nel Lazio...) e una spaventosa nel Sud: 22,7% di miseria in Sardegna, 22,8 in Campania, 23 nell’Abruzzo e in Molise, 23,9 in Puglia, 25,2 in Sicilia, 33,2 in Basilicata fino a uno stratosferico 37,7 in Calabria. 

 In un secolo dall’Unita’, al di là della propaganda savoiarda e mussoliniana, per colmare i secolari ritardi, quasi nulla era stato fatto per unificare -nell’ottica socio-economica il Paese.

 A dire  il vero alcuni filmati degli anni 70/80 su Contessa post terremoto ‘68, in possesso di privati concittadini, che ci piacerebbe potessero passare ad una istituzione pubblica, confermano che nulla lo Stato nazionale fino ad allora aveva fatto per risanare il quadro umano-sanitario dei centri abitati ricadenti nell’area del Belice.

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