mercoledì 23 agosto 2023

Letture e realtà. ( 1 )

 Leggere e riflettere

sul pre-terremoto a Contessa Entellina

Carlo Levi e Danilo Dolci

Sul pensiero di entrambi
 gli intellettuali-ricercatori,
a cui aggiungiamo quello
del sociologo olandese 
Anton Bloch, cittadino onorario
di Contessa Entellina,
e’ bene che in 
tutta l’area belicina
non venga mai meno la
memoria.


Carlo Levi, in Cristo si è fermato a Eboli ebbe modo di scrivere: «Le case dei contadini sono tutte uguali, fatte di una sola stanza che serve da cucina, da camera da letto e quasi sempre anche da stalla per le bestie piccole, quando non c’è per quest’uso, vicino alla casa, un casotto che si chiama in dialetto, con parola greca, il catoio. Da una parte c’è il camino, su cui si fa da mangiare con pochi stecchi portati ogni giorno dai campi: i muri e il soffitto sono scuri pel fumo. La luce viene dalla porta. 

 La stanza è quasi interamente riempita dall’enorme letto, assai più grande di un comune letto matrimoniale: nel letto deve dormire tutta la famiglia, il padre, la madre, e tutti i figliuoli. I bimbi più piccini, finché prendono il latte, cioè fino ai tre o quattro anni, sono invece tenuti in piccole culle o cestelli di vimini, appesi al soffitto con delle corde, e penzolanti poco più in alto del letto... Sotto il letto stanno gli animali: lo spazio è così diviso in tre strati: per terra le bestie, sul letto gli uomini, e nell’aria i lattanti. 

 Io mi curvavo sul letto, quando dovevo ascoltare un malato, o fare una iniezione a una donna che batteva i denti per la febbre e fumava per la malaria; col capo toccavo le culle appese, e tra le gambe mi passavano improvvisi i maiali o le galline spaventate...».

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 Rileggendo il brano dal libro di Carlo Levi  tornano in mente le tante case (generalmente mono vano) di Contessa Entellina del periodo pre-terremoto entro cui vivevano tante famiglie, la maggioranza della popolazione, tutti coloro che ancora non avevano assunto definitivamente la decisione di emigrare.

 A Contessa E., nel Belice, in realtà le premesse di devastazione ambientale e sociale erano avvenute secoli prima del gennaio ‘68. Il terremoto ebbe, fra altro, l’effetto di sensibilizzare l’opinione pubblica nazionale ed estera su un’area del Paese dove già, prima del 14 gennaio ‘68, Danilo Dolci (e non solo lui) aveva, con le sue continue denunce, posato gli occhi. Restando sistematicamente inascoltato!


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Danilo Dolci (Sesana, 28 giugno 1924 – Trappeto, 30 dicembre 1997) è stato un sociologo, poeta, educatore e attivista della nonviolenza italiano. Fu soprannominato Gandhi della Sicilia o Gandhi italiano (quest'ultimo soprannome condiviso con altre personalità, come Aldo Capitini e Franco Corbelli).

Su questa figura -sul Blog- riteniamo per qualche tempo di dover ricordare l’impegno di studioso e di operatore sociale.



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