lunedì 5 giugno 2023

Il nome della Rosa. Come Eugenio Scalfari ed Umberto Eco discutevano sul mondo degli uomini (1)

= = = = = = Eugenio Scalfari: è stato un giornalista, scrittore e politico italiano. Considerato uno dei più grandi giornalisti italiani del XX secolo, contribuì, con altri, a fondare il settimanale l'Espresso ed è stato fondatore del quotidiano la Repubblica. 

Nascita: 6 aprile 1924, Civitavecchia
Morte: 14 luglio 2022, Roma

= = = = = = Umberto EcoUmberto Eco è stato un semiologo, filosofo, scrittore, traduttore, bibliofilo e medievista italiano. Saggista e intellettuale, ha scritto numerosi saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia, oltre a romanzi di successo. 

Nascita: 5 gennaio 1932, Alessandria
Morte: 19 febbraio 2016, Milano

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  Fra i due personaggi correva grande amicizia che conviveva con una stima profonda per il ruolo che ciascuno di loro aveva nella cultura e anche nella politica del nostro Paese, l'Italia.

 Sul giornale La Repubblica del 19 Novembre 1986, e quindi di trentasette anni fa, è riportata una intervista di Scalfari ad Eco. In quegli anni le interviste riempivano due e tre pagine fitte fitte dei giornali, ed è proposito del blog riportare -in più puntate - quel colloquio fra i due amici. L'intervista è sicuramente ancora attuale per la comprensione del mondo entro cui ancora oggi viviamo, sia pure in contesti tecnologicamente più avanzati.

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Robot e computer ci metteranno

le manette? Risponde l'autore de

"Il nome della rosa"

Eco, raccontaci

 il nostro futuro

 Scalfari:  Qualche volta mi spavento di quel che ci riserva il futuro: penso a queste città del domani nelle quali tutto sarà elettronico o comunque dominato da apparecchi. Vi saranno schermi e televisori da tutte le parti, potremo forse lavorare senza muoverci da casa e i nostri soldi saranno schede magnetiche da inserire in fessure o lettori ottici. Mi domando: che ne sarà di noi? Dove finirà la nostra vecchia cultura, il nostro vecchio piacere? Che mondo è quello in cui la memoria delle cose è affidata a un disco metallico che può essere letto solo da un laser? E ci sarà ancora la memoria delle cose?  Vedi, caro Eco, ognuno di noi ha una sua dimensione spaziale, che consiste nel suo peso, nella sua altezza nelle sue misure fisiche. E ha anche una sua dimensione temporale, che potrebbe essere definita la " quantità di tempo che riesce a contenere". Proust diceva: se un uomo vi pare piccolo, provate a pensare che è grande ottanta-novant'anni! Ora, come si forma nel cuore di un'uomo il "tempo"? E' facile rispondere: riflettendo sulle cose, ascoltando, conversando con se stessi, insomma accumulando memoria. E come sarà possibile accumulare memoria nel mondo dei computer? In un mondo bombardato dalle informazioni, dove sarà indifferente abitare a Roma o a Pechino?

Eco: Ma guarda che questa tua paura è vecchia come il mondo. Platone racconta che gli egiziani se la prendevano col dio Ermete perché aveva inventato la scrittura. La scrittura -diceva- ha tolto alla gente il bisogno di ricordare. Naturalmente si sbagliavano di grosso e oggi tu puoi citare Proust proprio perché la scrittura gli ha permesso di vivere ben al di là  del suo tempo.

Scalfari: Non puoi paragonare i due momenti. Noi andiamo verso un'epoca nella quale saremo costretti a vivere a una velocità pazzesca. Produrre notizie in tempo reale. trasmetterle in tempo reale, spostarsi in tempo reale ...

Eco:  Ah, si, noi ci spostiamo in tempo più che reale tant'è vero che, con un Concorde, possiamo arrivare a destinazione qualche ora prima di essere partiti. Scherzi a parte, è vero che la velocità a cui si vive, condiziona fortemente il modo in cui si vive. Se tu spingi la macchina a duecento all'ora si modifica tutto, persino la tua diuresi. Se in una giornata fai otto cose invece che le solite quattro, ti pare che il mondo giri diversamente.

Scalfari: E non ti pare mostruoso un mondo in cui uno sia condannato costantemente a fare otto cose invece di quattro?

Eco: Mah. Alcuni cambiamenti -e non di poco conto- sono già avvenuti e a quanto pare non ne abbiamo fatto drammi.

Scalfari: Ad esempio?

Eco: Non lo so, pensa ad esempio alla televisione. Trent'anni fa andavi in America e venivi travolto dalla televisione americana, dalla quantità di cose che gli americani riuscivano a mettere in pochi secondi di televisione. Lì dove noi dicevamo trenta parole, loro ce ne facevano stare trecento. Adesso pensa ad una trasmissione come "Drive in", al suo ritmo, alla quantità di cose che "Drive in" riesce a far vedere in due minuti e paragona due minuti di "Drive in" a due minuti della vecchia televisione. Un salto da fantascienza, no?  Eppure a quanto pare la cosa non ha provocato traumi, noi siamo passati dal ritmo di valzer a quello di rock'n'roll senza perdere nessuna memoria.

Scalfari: Sarà, ma ...

Eco: Aspetta, aspetta. Tu hai paura di questa rivoluzione informatica, la quale ha già prodotto e di sicuro produrrà una rivoluzione mondiale. Adesso ti parlerò di una rivoluzione microscopica avvenuta molti secoli fa e che ha prodotto una mutazione culturale di valore incalcolabile e di cui nessuno s'è reso conto, tranne come ti dirò -Sant'Agostino. Sai tu che una volta i libri si leggevano ad alta voce?

Scalfari: Si

Eco: Si. Questo modo di leggere tra sé e sé che abbiamo noi un tempo era inconcepibile, tant'è vero che Sant'Agostino, parlando di Sant'Ambrogio, a un certo punto dice: "Che uomo straordinario! Legge senza muovere le labbra". Ora, visto che hai citato Proust, ti domamdo se sarebbe possibile leggere la "Recherche" ad alta voce.

Scalfari: Evidentemente no.

Eco: Vedi? Dimmi allora se saresti capace di leggere ad alta voce almeno l'Odissea.

Scalfari: No, no di sicuro.

(SEGUE)

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