domenica 28 maggio 2023

Quale civiltà? L'uomo che sa costruire e l'uomo che sa demolire (2)

Civiltà = Stato di equilibrio politico ed economico, 

fondato sulle istituzioni e sul progresso tecnico;

benessere per tutti. 

Leggi la pagina 1


  La Storia un poco in tutti i paesi occidentali viene raccontata da due prospettive differenti. Quando compriamo un libro di Storia che riguardi il Rinascimento, l'Illuminismo o la Contemporaneità la prima cosa che guardiamo è chi sia l'autore. Ciascuno di noi in base al proprio orientamento politico e al paradigma filosofico cui ci si sente più prossimo decide se acquistare o lasciare perdere.

  La lettura sul perchè la realtà civile dell'uomo è questa e non un'altra è molto diversa nell'ambito umano. Due studiosi  (Graeber e Wengrow) nello sviluppare un'opera poderosa sono partiti dal chiedersi 

1) "Come si è sviluppata la civiltà, in particolare quella occidentale, nel corso dei secoli?"

2) Da dove nascono le guerre, l'avidità, lo sfruttamento ?

3) Qual'è l'origine della diseguaglianza, dell'eccessiva ricchezza di alcuni e l'eccessiva povertà di tante popolazioni del pianeta ?

 Dall'Illuminismo in poi le risposte a queste domande si basano sulle teorizzazioni sviluppate da Rousseau e da Hobbes, sia pure con correzioni, aggiunte e reimpostazioni.

===  Jean Jacques Rousseau, ad esempio, attraverso la teorizzazione del cosiddetto «stato di natura», sostenne che all’origine di tutto c’era innocenza e uguaglianza: gli uomini, organizzati in minuscoli nuclei sociali, sperimentavano ogni giorno un livello di autonomia, emancipazione ed autodeterminazione che non si sarebbe mai più ripetuto nel corso della storia. 

 Senonché, con l'introduzione dell’agricoltura  sarebbe poi arrivata la sedentarietà e da questa è seguito il concetto di proprietà; con il concetto di proprietà si sono istituiti gli eserciti, la burocrazia, gli Stati. Continua Rousseau che con l’avvio della «civiltà» tanto s’è guadagnato (arte, filosofia, complessità sociale, etc.). Ma subito -si interroga- a quale prezzo? Al netto, sostiene, della libertà uguale per tutti.

=== Thomas Hobbes, spiega -invece- che nello «stato di natura» non esisteva nell'uomo alcuna innocenza. L’esistenza era dura e la competizione fra essi era spietata. Dopo l’invenzione dell’agricoltura, con la nascita dei primi ordinamenti sociali, gli esseri umani sono stati finalmente in grado di dotarsi di apparati e meccanismi di repressione che frenarono il naturale egoismo della specie, congiuntamente all’atavico bellum omnium contra omnes.

 Si tratta di punti di partenza differenti ma di identiche  implicazioni politiche: intorno al 10.000 a.C., comunque la si veda, col progressivo trionfo degli agricoltori sedentari si è imposto un modello di vita con i medesimi presupposti in quasi tutto il mondo. 

Date le premesse si intuisce che per entrambe le teorizzazioni la diseguaglianza fra gli esseri umani sia una tragica necessità.

 E' veramente così?

(Segue)

Nessun commento:

Posta un commento