sabato 1 aprile 2023

Settimana Santa. Riflessioni, documenti, storia

Provviamo a capire

La settimana santa è quel periodo
 tra la domenica delle Palme, con
 Gesù a Gerusalemme acclamato
dalla folla gioiosa, e la domenica di
 Pasqua, quando si celebra la sua
risurrezione. Giorni fatidici in cui si
consumano il tradimento di Giuda,
l’Ultima Cena di Gesù e degli
Apostoli, la Via Crucis e la sua agonia
sulla croce.
Il tutto in attesa della
Resurrezione.

 Seguire i riti della settimana santa, dovrebbe produrre esperienza di partecipazione a ciò che agli uomini ordinariamente è invisibile. In questa chiave la Chiesa prova da secoli a presentare i misteri che in questi giorni rievoca.  Sappiamo tutti però che la società contemporanea vive i giorni in autosufficienza e nemmeno prova a disporsi con l'incontro o l'ascolto dei momenti religiosi, che -quando va bene- vengono interpretati come gesti ripetuti, e/o fede nuda, parole che nella vita mai vengono tradotti in senso e ancor meno in esperienza di vita.

 La settimana santa è, potrebbe essere, se si vuole, una ritualità adatta a cogliere senso per la vita quotidiana. Serve ovviamente la disposizione a volere cogliere e a volere capire. Generalmente sono i poeti ed i prosatori che allargano lo sguardo e colgono nei riti della settimana santa segnali e significati di vita.

  Nella settimana in cui si vuole rappresentare un Dio che muore, in realtà si vuole, si vorrebbe, ricordare il dramma della croce che investe ciascun uomo nel corso della vita e che tuttavia non è detto che costituisca il tramonto di tutto. Se si vive in fiducia -è il messaggio che per intanto riteniamo di cogliere- si può intravedere la luce della Pasqua, valida per chiunque. Non solamente per Lazzaro.

 Nella serata di ieri nei centri di tradizione cristiano-bizantina e pure a Contessa E., per le strade, è stata cantata l'avvenuta resurrezione di Lazzaro. Qui accanto abbiamo voluto riportare l'immagine -la "Icona"- che rievoca quell'evento.

 Evento quello dell'Icona avvenuto in un borgo, Betania, a 5 km a est di Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, corrispondente all'attuale località abitata da arabi, di el-Āzariyye. L'iconografia della festa si sviluppa già nella catacomba. Osservando l'Icona si coglie la mano destra di Cristo tesa a richiamare Lazzaro da morte. Nella mano sinistra tiene il rotolo con l'elenco dei morti (chirografo), cioè dei peccatori (di tutti noi, quindi), dei lontani dal Vangelo. Egli annulla "il documento scritto dei nostri debiti, le cui condizioni ci erano sfavorevoli" (Col 2,14). L'uomo che sostiene il cadavere per le bende e si copre il volto per l'odore, paradossalmente non sembra accorgersi che Lazzaro già apre gli occhi. Cristo ordina: "Scioglietelo e lasciatelo andare".

 Cosa trasmette l'Icona?, come ci viene letta?  Quel gruppo di ebrei racchiuso nella grotta con Lazzaro rappresenta tutti noi, l'umanità che cammina nelle tenebre  e guarda a Cristo per essere liberata, per tornare alla luce, che attende di essere cancellata dal chirografo.

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