venerdì 7 aprile 2023

Capita


Alla tematica Pnŕr ampio spazio
lo dedica il Corriere della Sera
 Dopo le uscite della "Lega" che prendendo atto che l'Italia non è capace di spendere i soldi del PNRR ha proposto di rinunciare ad una parte di quei soldi messi a disposizione dell'U.E., adesso è la volta  dei Comuni (e di tanti Sindaci). 

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  Tantissimi sindaci, che peraltro non esiteranno a ri-candidarsi alle imminenti consultazioni elettorali di fine maggio, cominciano a dire che le "amministrazioni locali non sempre sono in grado di spendere le risorse di Bruxelles!. Eppure hanno avuto due e più anni di tempo per adoperarsi e valutare il da fare.

A fronte di chi si riconosce "in-competente" ci sono sindaci, del Nord, che dichiarano: «Chi non sa usare i soldi li dia a noi». Con questa uscita è partito sui giornali il governatore del Veneto Luca Zaia (Lega) e il sindaco di Milano Beppe Sala (Pd). 

  Come mai i Comuni manifestano incapacità ? Perché non riescono ad intervenire e preferiscono evitare rischi nel processo di rimodulazione del Pnrr? 

Il problema è che noi dobbiamo in Europa
presentarci con un’analisi molto
puntuale di che cosa vogliamo tirar
fuori dal piano e di che cosa vogliamo
spostare sui fondi strutturali,
dobbiamo essere sicuri progetto
per progetto. Ora abbiamo una
 polverizzazione degli investimenti
relativamente piccoli.

Piccoli Comuni
La rigenerazione urbana
nei Comuni sotto i 15.000
abitanti conta
su un Fondo da 235 milioni
di euro per gli anni 2025-2026
 istituito presso il Ministero dell'Interno
.
È stata, inoltre, valutata la
possibilità di recuperare risorse
da destinare al recupero del
patrimonio immobiliare.
Il professore Carlo Altomonte, direttore del Pnrr Lab dell’università Bocconi, spiega alla domanda sul Perché una amministrazione può non essere capace di spendere dei soldi.

Il percorso si può incagliare su una valutazione d’impatto ambientale o sulla conferenza dei servizi, anche se diverse procedure sono state molto semplificate. Ma il problema principale è la redazione del progetto tecnico che è in capo all’amministrazione comunale. Il Comune insomma non è in grado di presentare un progetto tecnico su cui poi fare un capitolato e quindi la gara d’appalto. Insomma non ci sono le competenze per presentare un progetto. Succede che un Comune vinca un progetto per una riqualificazione urbana, ma il tecnico comunale che deve progettarla non ha tutte le competenze necessarie. Magari poi il progetto si realizza, ma il capitolato ha numeri non congrui e diventa complicato trovare fornitori. Ci sono diversi di questi esempi. Noi siamo ancora convinti che gli investimenti in Italia non si fanno per contenziosi e ricorsi amministrativi dopo l’assegnazione, in realtà il problema è a monte. Il progetto tecnico fatto dall’amministrazione locale è spesso deficitario e questo poi porta a problemi nella realizzazione dell’opera è già nella gara d’appalto. È la capacità amministrativa che andrebbe potenziata: o si centralizza, che è la strada seguita dal precedente governo e i progetti vengono assegnati ai tecnici nazionali , oppure si potenzia la capacità tecnica nel locale, ma ci vuole tempo.

Rimandare indietro i soldi tecnicamente è fattibile: si può rimodulare, dire non ci interessa fare questi investimenti e quindi non spendere. Il problema però è che se poi si cambia idea e si vogliono fare gli investimenti, anziché avere un finanziamento a 10 anni allo zero virgola, poi si avrà al 4 e mezzo, quindi bisogna fare molta attenzione. Siamo proprio sicuri che sono tutti investimenti che non vogliamo fare? Non è forse meglio dire: facciamoli tutti, magari cambiando un po’ le articolazioni e cambiando magari la tempistica?

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