lunedì 27 marzo 2023

Settimana Santa. Riflessioni, documenti, storia

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 Nell'approssimarsi delle festività pasquali riprenderemo da giornali, libri e documenti di varia origine eventi  e riflessioni sulla vicenda  di due millenni di Cristianesimo.

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Curiosando sul Blog/Corriere della Sera, curato da Dino Messina, dell'agosto scorso, apprendiamo di un articolo degli anni sessanta pubblicato da Angelo Paratico secondo cui reperti archeologici allora rinvenuti confermano la presenza in Palestina, negli anni della crocifissione di Cristo, del Prefetto romano Pilato. 
Fino agli anni sessanta non esisteva alcuna prova epigrafica dei suoi anni in Giudea e il suo nome era noto solo da fonti letterarie greche e romane, e sempre in rapporto a Gesù. 

Una Missione Archeologica Italiana, che ha lavorato nei pressi di Caesarea Maritima dal 1959 al 1964 ha,  allora, portato alla luce straordinari teatri ed edifici dei quali esistevano solo tenui tracce in certi antichi testi ed in parte erano sconosciuti.
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Una lapide di calcare di 82 centimetri, per 68 di larghezza e 20 di spessore riporta:

[CAESARIEN ]S[DIS AVGUSTI]S

TIBERIEVM

[- PO]NTIVS PILATVS

[PRAEF]ECTVS IVDA[EA]E

[FECIT D] E [DICAVIT]

= = = 

Angelo Paratico così commentava, nell'articolo degli anni sessanta sul Corriere della Sera, il ritrovamento:

Ponzio Pilato risiedeva abitualmente a Cesarea, non a Gerusalemme e restò al governo della Giudea dal 26 al 36 dopo Cristo. In pratica dedicava un monumento, il “Tiberievm” ai cittadini di Cesarea. Questo doveva essere un portico, dato che Tiberio aveva rifiutato onori sacri, non poteva essere un tempio. Inoltre quel “Dis Avgusti” era una dedica ai genitori di Tiberio, Augusto e Livia. Questa era una consuetudine comune nell’Oriente greco, al quale Pilato si adeguò, prima che nel 42 Livia fosse ufficialmente consacrata. Nella terza riga è purtroppo saltato il “praenomen” di Ponzio Pilato. Gaius, Marcus, Publius, Faustus? Purtroppo non lo conosciamo.

Un altro problema era dato dal titolo di Pilato “praefectus”, mentre Giuseppe Flavio e Tacito hanno usato il termine di “procurator”. Il Degrassi segnalò come già Heinrich Hirschfeld (1843-1922) avesse dubitato che il governatore della Giudea nella prima età imperiale possedesse il titolo di Procuratore, perché sino a Claudio questi ebbero titolo di Prefetto. Infatti, anche i Vangeli e gli Atti degli Apostoli non usano mai il titolo di Procuratore. Filone d’Alessandria (20 a.C – 45 d.C. ) che forse incontrò Ponzio Pilato lo definisce: “Uno dei prefetti nominato governatore della Giudea”.

Immaginiamo l’emozione degli archeologi italiani quando notarono il nome di Pilato, girando quella pesante pietra. Fino a quel momento non esisteva alcuna prova epigrafica dei suoi anni in Giudea e il suo nome era noto solo da fonti letterarie greche e romane, e sempre in rapporto a Gesù.

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