martedì 28 marzo 2023

Il mondo entro cui viviamo (2)

Incolpiamo Voltaire e Rousseau?

ragionando sulla Storia





  Quando i politici parlano di laicità, non intendono contrapporsi (almeno ai nostri giorni) alle ipotesi di vita proposte dalle religioni.

  Il termine "laico" proviene dal greco (laos) e sta per "popolo", in pratica -nel mondo dei partiti politici in Italia- designa tutte le realtà che non fanno parte del mondo ecclesiastico, pur restando correlati al mondo della Chiesa.

  "Laici" è termine che comincia ad essere usato, diventa di moda, nel periodo dell'Illuminismo ed è Voltaire ad affrontarlo come a voler dire "missionari laici". Eppure nella Dichiuarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino non vi è traccia. Lo spirito volteriano nei decenni successivi alla Rivoluzione francese spinse comunque in direzione di una netta "separazione tra la Chiesa e lo Stato". E ciò avvenne proprio a cominciare dalla Francia con un susseguirsi di leggi:

-1879: soppressione del riposo domenicale obbligatorio,

-1880: interdizione dell'insegnamento religioso nelle scuole elementari dello Stato,

-1881: apertura dei cimiteri ai cittadini di qualsiasi confessione,

-1881: estensione della scolarità gratuita a tutti i cittadini,

-1884: autorizzazione del divorzio,

-1905: rimozione di tutti gli emblemi religiosi dalle scuole pubbliche.

-1946: La Costituzione, nel suo primo articolo, definisce la Francia una repubblica "laica".

 Questa impostazione, tutta francese, non è mai stata raccolta nel resto dell'Occidente cristianizzato, dove in alcuni paesi ha anzi provocato contro-reazioni. Nei paesi a prevalente religiosità protestante il catechismo continuò ad essere parte della vita quotidiana di gran parte delle famiglie. E così nei paesi a tradizione ortodossa. Il riferimento a Dio o alla Trinità continua ad essere richiamato nelle costituzioni del Regno Unito e della Repubblica Federale di Germania, in Grecia ed in Irlanda.

  La dizione di "laicità" ai nostri giorni va riletta -sostengono più filosofi- distinguendo la nozione di culto da quella di cultura. La seconda ai nostri giorni si identifica con l'avanzato processo di secolarizzazione, anche se il termine laico non coincide affatto con agnostico o con ateo.

   Secondo Nikolai Berdiaev, 1874-1945, filosofo e scrittore russo, dissidente anticomunista, espulso dalla Russia dai Bolscevichi nel 1922 ed emigrato in Francia, dove visse fino alla morte, soprannominato "il filosofo della libertà", fu uno dei maggiori esponenti dell'esistenzialismo e dell'anarchismo cristiano, egli distingueva la religione come fenomeno collettivo dalla fede in quanto atto personalizzato senza contrapporre l'una all'altra. 

  Quale il quadro più prossimo ai nostri giorni?

 La Chiesa cattolica del dopo Concilio ha rinnegato l'idea antisemita del "popolo deicida", ha eliminato l'anatema che colpiva gli ortodossi e continua a continuamente rileggere e rivedere il suo passato. Dopo 347 anni dalla morte ha riabilitato Galileo e Papa Giovanni Paolo II ha accettato, in un suo discorso, "una laicità giusta" in opposizione  all'intransigenza  del diffuso "laicismo".

 Ai nostri giorni un punto risulta comunque fermo: non esistono controffensive verso le eresie e le devianze da parte delle Chiese cristiane. Ben altra è la situazione nel mondo islamico, dove non è mai arrivato un "secolo dei Lumi", sebbene va comunque distinto l'Islam dall'Islamismo.

  (Segue)



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