Sapere cogliere la cultura
La "cultura" come può aiutare le aree di Sicilia abbandonate, trascurate, che possiedono strade come trazzere al posto della viabilità da terzo millennio? E’ un interrogativo posto
da alcuni giovani che stanno pensando, loro come altre migliaia di
giovani prima di loro nell'ultimo cinquantennio, di lasciare Contessa in direzione del Nord Italia e qualcuno verso l'estero.
Ed
invece essa, la cultura è, ai nostri giorni, uno dei nodi strategici nel
processo umano e produttivo del Paese e, in particolare, lo è della
Sicilia. Non ci atteniamo alle frasi da sempre ascoltate, ossia che la
cultura è la ricchezza e la varietà dei beni artistici e paesaggistici (=beni
culturali) che la caratterizzano e che testimoniano la storia della terra di
Sicilia al punto da costituirne l’identità.
La
cultura, per chi attraverso l’impegno politico vuole dedicarsi alla terra
natia, è una leva, se non la leva strategica per intraprendere lo sviluppo dei
territori; essa sa produrre sviluppo e trarre reddito dal capitale economico, sociale e ambientale
che insiste su un territorio. Essa sa riqualificare e rigenerare i luoghi, sa
dare vitalità al patrimonio identitario che sia tangibile e/o intangibile.
Beni culturali: sono tali quei luoghi storici, quei luoghi di interesse storico, le opere d’arte, i manoscritti ed i testi
depositati in magazzini, i beni archeologici chiusi in locali-depositi, i musei
affidati alla buona volontà di chi non vive la comunità e non vive nella comunità, gli Archivi Storici e
le biblioteche che siano pubblici o che stanno in case private in attesa
che le generazioni che non ne apprezzeranno più i significati le mandino al macero.
La cultura si
sostanzia di pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze, così come di
strumenti, di oggetti, di artefatti e di spazi culturali – che comunità,
gruppi e, in certi casi, individui riconoscono come parte del loro
patrimonio formativo.
Sono “cultura”
le produzioni artistiche
contemporanee come letteratura e poesia; come lo sono il Patrimonio
demo-etno-antropologico, e i beni ambientali e paesaggistici; ed ancora, lo sono pure:
le Arti performative, visive e mediali (le cassette di trent'anni fa che mostrano le realtà locali ancora semi-contadine) ed ancora musica, teatro, danza, cinema e appunto video. Lo è ancora ciò che resta della parlata arbëreshe.
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Abbiamo volutamente spaziato, anche se per realtà come quella di Contessa Entellina si possono attivare e sfruttare contesti più sobri. Va comunque evitato che prima o dopo la Politica sovra-territoriale -ritenendo irrilevanti i piccoli centri dell'interno dell'Isola- inventi
il modo di ri-disegnare proprio le realtà territoriali, mirando ad associare i paesi privi di vitalità
umano-economica con altri più robusti per attitudini, visibilità e protagonismo. Ci provò il Fascismo della sua fase iniziale, quando Contessa E. fu immaginata come entità-frazione di Bisacquino. Allora ci fu la reazione locale, oggi quali risorse umane saprebbero prefigurare ragioni socio-culturali robuste?
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Con pagine correlate alla presente tratteremo di altri comparti socio-economici tenendo sempre d'occhio la realtà di Contessa Entellina, quella che le proiezioni Istat danno come indirizzata irreversibilmente al declino umano e conseguentemente culturale.
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