Era il 1937, nel pieno della furia sterminatrice dello stalinismo in Unione Sovietica ed in un giorno (non si conosce la data esatta) di quell'anno, all'interno di uno dei tantissimi campi di detenzione e sterminio dei dissidenti, veri e/o presunti, con un colpo alla nuca si concluse la vita di Pavel Florenskij, matematico, fisico, geologo, filosofo, teologo, sacerdote.
Il suo corpo fu gettato in una fossa comune e di lui nessuno ha più avuto notizia. Nemmeno i familiari furono informati del tragico destino e quando seppero qualcosa, che era finito nei campi di lavori forzati, ciò avvenne nel 1943.
In epoca Kruscioviana Florenskij venne riabilitato: tutte le accuse contro di lui furono dichiarate una montatura, priva di alcun fondamento. Di fatto Florenskij non fu mai un dissidente politico, nemmeno nel corso degli anni in cui fu costretto ai lavori forzati, nella realtà dei gulag staliniani. Nelle terribili condizioni dei "campi" di detenzione continuò a studiare, ad approfondire le conoscenze del suo immenso sapere. Durante quegli anni di detenzione gli vennero riconosciuti 12 brevetti connessi a 47 applicazioni tecnologiche).
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Sulla scorta di numerosi libri pubblicati pure in Italia ci piace
Attraverso Florensskij imbatteremo sulla religiosità profonda della Russia e sul pensiero filosofico, logico e metafisico di quel paese. Il tutto, appunto, ripercorrendo il profilo di quest'uomo, figlio, marito e padre affettuoso e restio ad ogni compromesso, interessato alla non facile affermazione della Verità in quell'inferno, che fu la Russia stalinista.
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