giovedì 2 febbraio 2023

Su La Sicilia: dal lessico del silenzio si passi al coraggio della denuncia

Editoriale de La Sicilia

La mafia, il lessico del silenzio e il coraggio della verità

 Manifestare contro Cosa nostra adesso non basta più. È il momento delle consapevolezze. Ognuno torni a fare il proprio dovere

Di Bia Cusumano
Sembrerebbe ossimorico parlare del lessico del “silenzio”, eppure è il linguaggio della mafia, fatto da parole centellinate, spezzettate, monche, occhi torvi e chini, capi che si abbassano, cenni d’intesa, appena qualche monosillabo. È un lessico che passa attraverso il silenzio di chi si dice tutto perché già sa cosa deve fare, cosa deve accadere, come deve agire. È una lingua mistificante e mistificatoria che deforma le parole usandole non per la verità ma per le menzogne. Nella mia esperienza di docente e da cittadina castelvetranese, mi sono imbattuta spesso in questo lessico che ho definito una cappa di piombo, una camicia di forza, un vero e proprio bavaglio al quale ho risposto con il lessico delle parole pronunciate e proferite con forza e coraggio, senza alcuna mistificazione o deformazione.
Essere intellettuali a Castelvetrano e dire la verità passa attraverso questo salto necessario e inevitabile, da una tipologia di lessico a un altro completamente opposto. È il momento di smettere di tacere. Il silenzio è indice sempre di collusione e connivenza. 
Manifestare contro la mafia adesso non basta più, organizzare fiaccolate, sit-in, cortei non basta più. È il momento delle consapevolezze e del coraggio. Ognuno torni a fare il proprio dovere, con senso etico e rispetto profondo per chi ha creduto e continua a credere nelle Istituzioni e nei valori di libertà, giustizia, onestà, lealtà che esse rappresentano. Mettere a tacere è mafia. Girare lo sguardo altrove è mafia. Far finta di non aver visto o sentito è mafia. Non può bastare più sentirsi innocenti perché non si è fatto saltare in aria il corpo di un altro essere umano, perché non si è stati il mandante o l’esecutore materiale di un omicidio. Si è colpevoli se si è visto e per paura si è taciuto. Indurre gli altri con intimidazioni e velate minacce a tacere è atteggiamento mafioso, difficile da sradicare ma non impossibile. Bisogna ripartire come se l’arresto di Matteo Messina Denaro fosse l’anno zero per la Valle del Belìce e per tutta la Sicilia.

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