Letture di Storia medievale:
(Microstorie tratte dalla Grande Storia)
Voci: Cultura, Lingue nazionali, Libri
11) Nel medio Evo, man mano che l'alfabetizzazione dei laici faceva crescere la richiesta di libri nelle lingue nazionali, il volgare cominciò a sostituire il latino nell'editoria erudita. Il ricorso al volgare per fini via via sempre più importanti fu innaugurato in Italia, dove il dialetto toscano si era avviato a diventare la lingua nazionale. La grandezza di Dante e Petrarca nella poesia e di Castiglione e Guicciardini nella prosa alimentava il prestigio dell'italiano, anche se il latino rimase a lungo la lingua d'elezione della ricerca erudita.
13) Il latino cominciò a perdere via via terreno anche nelle comunicazioni cultural-erudite. In Italia l'insegnamento della filosofia, della medicina e del diritto era condotto sempre più spesso in volgare. Galileo scrisse di cosmologia in italiano -come egli sostenne- perché tutti potessero leggere la sua opera.
= = = = =
Cervantes fece pronunciare a Don Chisciotte la difesa del volgare:
Il grande Omero non scrisse in latino, perché era greco, e anche Virgilio non scrisse in greco, perché era latino. In conclusione, tutti i poeti antichi scrissero nella lingua che succhiarono col latte, e non andarono a cercare quelle straniere per esprimere l'altezza culturale dei loro concetti: pertanto, stando così le cose, sarebbe giusto che tale usanza si estendesse a tutte le nazioni e che non si disprezzasse il poeta tedesco perchè scrive nella sua lingua, né il castigliano e neanche il biscaglino che scrive libri nella sua.
Nessun commento:
Posta un commento