L'emergere di culture diverse
(non ammette che sia cultura solo ciò che propone l'Occidente)
Uno dei fenomeni culturali più interessanti degli ultimi decenni è un modo nuovo di presentare la Storia che implica la descrizione delle società extra europee.
Fino all'inizio del Novecento gli storici si occupavano di aree e popolazioni dell'Europa, Medio Oriente, Cina ed un poco di Asia meridionale. Si occupavano peraltro delle dinastie regnanti, delle conquiste e delle glorie europee. Dopo con la crescita delle varie comunità scientifiche si passò all'etnografia sui popoli altri, fino ad arrivare a Max Weber e ad altri che asserirono che la realtà del mondo o della natura è per sé priva di forma e significato, poichè sono gli uomini che assegnano i significati ad essa ed infatti la "cultura" può essere definita come quella parte della realtà "a cui gli esseri umani assegnano significato e importanza". Via via che su questa scia vengono assegnati significati diffusamente condivisi, la cultura stessa finisce per diventare la realtà attraverso cui il mondo viene percepito, definito e strutturato.
Determinante per smentire la falsità dei concetti secondo cui i popoli isolati erano privi di cultura è stata la diffusa rete di collegamento di ogni parte del mondo (per commercio, comunicazioni e ...). Da queste nuove prese d'atto si è riaggiustata l'interpretazione da affibbiare al termine "cultura".
Se fino ad allora si attribuiva ad esso il significato di "raffinatezza" e/o di "compitezza artistico/letterario" si è piano piano preso atto (Redfield) che anche il mondo più primitivo subiva trasformazioni e che in esso coesistevano tradizioni culturali molteplici, così come erano da sempre coesistite e sviluppate ovunque. Da qui è spuntata l'impostazione secondo cui in ogni civiltà, in ogni realtà umana sono sempre coesistite quelle che vengono definite "culture alte" e/o di "alta tradizione" e quelle di "piccola tradizione".
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Sulla "Cultura" ci proponiamo di
molto doverci ancora soffermare.
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