Sacra Scrittura e predicazione
12) La collocazione
naturale della predicazione nella Liturgia
Proprio per la sua natura di evento della Parola, la predicazione
trova il suo più naturale contesto nell'assemblea liturgica, e in particolare
nella Divina Liturgia. Ciò significa che le nostre comunità locali dovranno
prestare particolare cura perché in essa non venga meno il momento e la qualità
della predicazione, soprattutto durante la sinassi domenicale., "culmine e
fonte" di tutta la vita della Chiesa, che è celebrazione integrale della
Parola.
Tutti
coloro ai quali, a norma del diritto (CCEO cann. 667-616), è affidato il
ministero della predicazione, ricordino che l'omelia è vero e proprio atto
liturgico (CCEO, can. 614, &1) e pertanto deve essere preparata con ogni
cura, nel clima della preghiera e dedicando tutto il tempo necessario alla sua
stesura; essa deve poi essere tenuta, nell'ambito della Divina Liturgia, con la
maggior frequenza possibile, non solo domenicale (CCEO, can 614,&2), e con
dignità e sobrietà.
Oggetto
dell'omelia siano i testi scritturistici effettivamente proclamati, nella loro
completezza. Non ci si limiti, pertanto, a commentare il Vangelo del giorno, ma
si tengano anche nel debito conto le letture apostoliche e i testi innografici.
Nelle
predicazioni si abbia cura di approfondire, gradatamente ma inninterrottamente,
l'intero mistero della fede e della vita cristiana (cfr. CCEO can. 616). In
modo speciale ciò sia fatto nell'omelia, che spesso per molti fedeli
rappresenta l'unica occasione di mistagogia regolare.
Almeno
una volta ogni anno si tenga in ogni parrocchia un corso di esercizi spirituali
per tutti i parrocchiani, invitando a prendervi parte anche le comunità
religiose che vivono nell'ambito territoriale della parrocchia (cfr. CCEO, can.
615). Tali esercizi spirituali abbiano un tono spiccatamente biblico e
siano tenuti in orari che favoriscano realmente la partecipazione degli adulti.
La Parola e la comunità
13) La lectio divina "forma" della preghiera personale
L'incontro personale con Cristo, Parola fatta carne, e con il suo Spirito vivificante, fine della lettura ecclesiale della Scrittura.
Perchè la fede nasca, cresca e giunga a pienezza è fondamentale che ogni credente si ponga costantemente e radicalmente in ascolto della Parola di salvezza, in particolare attraverso un contatto personale e quotidiano con le Sacre Scritture, contatto possibilmente non limitato alla sola partecipazione alla Liturgia della Chiesa.
La fede, perciò, si alimenta nella preghiera, ossia nel dialogo orante con Dio reso possibile dalla sua iniziativa di amore (Dio "parla") e dalla sua attenzione alle nostre gioie e alle nostre sofferenze (Dio stesso "ascolta").
Questo misterioso incontro dialogante tra Dio e l'uomo è giunto a pienezza ed è divenuto universalmente possibile nel Figlio. E' perciò in Cristo, alla sua scuola e in comunione con lui che noi impariamo a pregare veramente. E' nell'incontro personale con Lui che impariamo a rivolgerci al Padre chiamandolo: "Abba".
La Chiesa sa che l'incontro con lui avviene anzitutto nella partecipazione al culto del Corpo mistico integrale, ossia nella Liturgia, ma che tale incontro va prolungato e al tempo steso reso possibile e inverato nell'incontro di ogni credente con Cristo nella preghiera personale.
Tra le diverse espressioni della preghiera personale, a più riprese il Santo Padre Giovanni Paolo II ha sottolineato nel suo pontificato l'eminenza e l'esemplarità della lectio divina. Tale termine, pur essendo stato coniato dalla tradizione occidentale, esprime in realtà un'esperienza comune a tutte le Chiese, sia d'Oriente che d'Occidente.
Conscie del fatto che "l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo stesso" le chiese hanno sempre favorito una lettura orante delle Sacre Scritture tesa all'incontro personale con il Cristo Signore delle nostre vite. Tale lectio divina ha inizio con 'invocazione dello Spirito Santo -come ogni autentica preghiera cristiana- affinché la nostra lettura assidua e attenta dei testi scritturistici ci porti a discernere la volontà di Dio in essi contenuti, fino a operare una vera e propria meta, ossia a mutare la nostra visione e il nostro atteggiamento più profondi verso Dio, gli esseri umani e ogni realtà creata. E' questo che l'apostolo allude quando invita ad assumere i "sentimenti (phronein; cfr Fil2,5) e il "pensiero (noùs cfr 1 Cor 2,16) di Cristo. La Tradizione parla in tal senso dell'acquisizione dei "sensi spirituali". Infine, la lectio divina si compie nell'adorazione silenziosa del Signore nel nostro cuore.
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L'oggi del terzo millennio
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La pensa così ... = = = =
A poco a poco ci siamo abituati a sentire e a vedere, attraverso i mezzi di comunicazione, la cronaca nera della società contemporanea, presentata quasi con una soddisfazione perversa, e ci siamo anche abituati a toccarla e a sentirla attorno a noi e nella nostra stessa carne. Il dramma è nella strada, nel quartiere, in casa nostra e, perché no, anche nel nostro cuore. Conviviamo con la violenza che uccide, che distrugge famiglie, attizza guerre e conflitti in tanti Paesi del mondo. Nel nostro cuore conviviamo con l'invidia, con l'odio, con la calunnia, con la mondanità. Ci schiaffeggia la sofferenza di innoccenti e pacifici; il disprezzo dei diritti delle persone e dei popoli più fragili non lonano da noi; il dominio del denaro, con i suoi effetti demoniaci come la droga, la corruzione, la tratta di persone -perfino di bambini- insieme alla miseria materiale e morale, è moneta corrente. Anche la distruzione del lavoro decoroso, le emigrazioni dolorose e l'assenza di futuro si uniscono a questa sinfonia. Nemmeno i nostri errori e peccati in quanto Chiesa restano fuori da questo grande panorama. Gli egoismi più personali giustificati, e non per questo meno gravi, l'assenza di valori etici dentro una società che crea metastasi nelle famiglie, nella convivenza nei quartieri, nei paesi e nelle città, ci parlano della nostra limitatezza, della nostra debolezza e della nostra incapacità ad alterare questa lista interminabile di realtà distruttrici....
Papa Francesco,
Franciscus PP., in spagnolo: Francisco, nato Jorge Mario Bergoglio,
Nt. 17-12-1936