Nelle elezioni regionali siciliane ha votato meno del cinquanta per cento degli aventi diritto. Lo abbiamo evidenziato ieri, e va ancora rimarcato perché non c'è nulla da sottovalutare in questo fenomeno dal momento che rende evidente la lontananza dal tipo di democrazia che dovrebbe caratterizzare questa parte di mondo occidentale.
Secondo alcuni giornali e taluni semplici cittadini esiste in tante fasce sociali la percezione che il voto non conta, non incide, e che i governi si fanno e si disfano a prescindere dall’esito delle consultazioni. Avviene che i partiti ed i leaders in campagna elettorale arrivano quasi ad insultarsi anche pesantemente ed il giorno dopo l'apertura delle urne sono pronti a sedersi sorridenti dietro il tavolo del Consiglio dei ministri, indipendentemente dall'esito elettorale. Basta pensare ad un PD che da un decennio, o forse più, col 20% dei consensi è sempre -o quasi- stato a sedere nei banchi del governo.
Se i politici danno la sensazione di recitare, alla gente non resta che votare contro. Votare contro comincia a significare, stranamente, non recarsi alle urne.
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A chi ci ha suggerito il testo qui sopra evidenziamo che proprio il Pd si accinge in queste ore a svolgere l'opposizione al governo di prossima costituzione di centro-destra. Significa che torna la democrazia?
Verosimilmente il processo di formazione dei governi dipende moltissimo dal tipo di legge elettorale che viene adottato. E sarebbe bastato che la Sinistra, M5S e Azione si fossero aggregati in coalizione ed il PD avrebbe riconfermato la centralità nel sistema politico italiano. L'alternanza è -ovunque- figlia del tipo di legge elettorale adottato.
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