dalla Commissione intereparchiale in vista del Sinodo (2003)
67. Amore e servizio
Il dono della fede ricevuto con il battesimo fa crescere e
maturare, per opera dello Spirito Santo, la consapevolezza di essere restituiti
alla dignità di figli di Dio (1Gv 3,1) e di essere chiamati a
condividere la vita stessa della Trinità Santa (2Pt 1,4).
L'annuncio della riacquisita figliolanza divina fonda
la rinnovata capacità della fratellanza: quell'unico umore non
può corrispondere all'amore salvifico del Padre senza abbracciare ogni fratello
(Mc 12,28-34; Oc 2,14-26). La tradizione evangerlica insegna la coincidenza
dell'essere - rimanere in Dio/Cristo e dell'amore per i fratelli che
diviene concreto servizio. Gesù non solo comandò ai suoi
discepoli di condividere la sua stessa vita, ma lavò i piedi a coloro che non
erano più servi, ma amici (Gv 13,4 ss, 15,15). Colui che è realmente Maestro e
Signore manifesta di essere Capo appunto nella sua diaconia (Lc
22,25-27).
68. Servizio reciproco
Nella fraterna realizzazione del servizio reciproco si renderà perciò chiara l'autenticità dell'accoglienza del Vangelo. L'appartenenza alla "vera" famiglia di Dio sarà data non da una semplice adesione sociologica alla comunità cristiana, ma dalla realizzazione dell'unico comandamento nuovo (Gv 13,34; 15,12).
L'amore della comunità cristiana non si limita ad essere operosamente dai singoli membri delle Chiese, ma si struttura anche in istituzioni tipicamente diaconiche che si mettono al servizio disinteressato dei fratelli più 'piccoli e poveri', di qualsiasi povertà si tratti. Di tale sensibilità ai bisogni umani, rendono testimonianza gli innumerevoli servizi che la creatività caritativa cristiana ha saputo mettere in atto sia in Oriente che in Occidente lungo tutta la storia della Chiesa. Basti ricordare, in un contesto patristico-bizantino, la Basilia di della Chiesa di Cappadocia e, più tardi, le grandi organizzazioni caritative per orfani, anziani, malati, pellegrini della Chiesa costantinopolitana, oppure, in un contesto odierno, l'opera di assistenza svolta da tante istituzioni, sia della Chiesa come tale (Caritas nazionale e Caritas diocesana) sia dalle singole famiglie religiose.
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La cultura dell'incontro
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La pensa così ...
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Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio)
Elezione: 13 marzo 2013
Mi permetto di avanzare una proposta: abbiamo bisogno di dare vita a una cultura dell'incontro.
In questi tempi difficili, davanti alla cultura del frammento, come la chiamano alcuni, o della non integrazione, siamo chiamati a contrastare quanti vorrebbero affermare il risentimento, l'oblio della nostra storia condivisa, o si divertono a indebolire i legami.
Con realismo incarnato. Al momento di sforzarci e di impegnarci a ricercare, studiare, lavorare e creare di più, non dobbiamo mai smettere di trarre ispirazione dai volti sofferenti, indifesi e angosciati. L'uomo, la donna: sono loro che devono stare al centro della nostra missione.
L'uomo in carne ed ossa, con una concreta appartenenza culturale e storica, così come la complessità dell'umano con le sue tensioni e i suoi limiti, non vengono rispettati e tenuti nella giusta considerazione. Eppure proprio l'uomo deve stare al centro delle nostre cure e delle nostre riflessioni. La realtà umana del limite, della legge e delle norme concrete e oggettive, la sempre necessaria e sempre imperfetta autorità, l'impegno nella realtà, sono difficoltà insormontabili per la mentalità che abbiamo descritto prima.
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