Ambiente, ecologia
ed
Economia
Lo stile di vita che prevale in Occidente è definito da società "consumistica" e da alcuni decenni pare abbia attivato un fenomeno -in apparenza inarrestabile- di estensione al resto del mondo, o a gran parte del mondo. Per alcune scuole di economisti il fenomeno è auspicabile perché portatore di "progresso". Altre scuole di "economia" però si interrogano se il pianeta Terra è in grado di sopportare questo modello di crescita economico. Prima di passare al nostro discorso, a quello che ci siamo proposto, di un mondo "vivibile" e "sostenibile", ci piace ricordare come alla fine del XVIII secolo l'economista Thomas Malthus preconizzava un "momento", o meglio un "tempo", in cui le risorse del pianeta non avrebbero potuto sostenere l'aumento della popolazione.
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Il modello economico preponderante che viene portato avanti da vari decenni e dai paesi più avanzati mira ad estendere all'intero pianeta il concetto di "crescita" come prioritario in assoluto. Ed ovviamente, finora non è stata dedicata che scarsa attenzione agli "impatti" sulla natura, sulle persone, sugli animali, sulle industrie, sulle macchine e sulle coltivazioni, su tutti i contesti del pianeta, che non costituiscono un mondo a parte.
Si vorrebbe far capire a tutti i governi del pianeta che l'intero mondo e ciò che in esso insiste costituiscono un complesso interconnesso tra diverse specie viventi. La Popolazione umana si è accresciuta, moltiplicata in maniera esponenziale ed ha generalmente migliorato gli stili di vita, grazie alle scoperte tecnologiche, ma anche grazie all'utilizzo di enormi quantità di risorse naturali che, oltre a mostrare di non essere in-estinguibili, generano rifiuti che cominciano ad alterare l'ecosistema.
Sembrerebbe, nell'ottica del discorso che ci proponiamo di sviluppare in più pagine, che l'uomo si stia scordando della sua totale dipendenza dalla "natura".
(Segue)
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