mercoledì 13 luglio 2022

Le svolte radicali. La politica e lo spirito del tempo.

 Dalla fine della "Polis" alla fine delle libertà politiche

Stiamo vivendo in questi giorni, in queste ore, cambiamenti radicali nel nostro modo di vedere e giudicare le vicende della vita pubblica. Con la guerra "ucraina-russa" lo Stato italiano ha ridotto, ma esso sostiene di avere registrato, l'avvenuta svalutazione del potere di acquisto dei suoi cittadino dell'8,5 (o forse del 10%). Ha fatto ciò non con leggi passate in parlamento ma avvolgendo e presentando il tutto nella ormai avvenuta "svalutazione" della moneta europea, alle cui gravi conseguenze sociali promette di sopperire alleggerendo entro certi limiti il peso fiscale. Eppure l'Italia, che sta soffrendo la perdita di potere d'acquisto,  non è in guerra contro nessuno, ad oggi.

Ci sono degli eventi nella vita dei popoli che, in effetti, sono capaci di produrre "r-i-v-o-l-u-z-i-o-n-i" di enorme importanza, non solo per le conseguenze politiche ed economiche che provocano, ma anche per una lunga serie di mutamenti concomitanti che determinano -appunto- svolte radicali nella vita e persino nello spirito dei popoli.

Sul presupposto ora tratteggiato abbiamo ritenuto di avviare una periodica pagina degli avvenimenti che nella Storia umana hanno determinato svolte profonde e che lasciano il segno, giacché "chiudono un'era e ne aprono una nuova", che generalmente non è detto sia migliore della precedente.

Iniziamo questa pagina da molto lontano. Tanto non abbiamo fretta di doverla chiudere. Ci interessa infatti conoscere e capire i fattori che capitano nella vicenda umana e che fanno nascere e introdurre nuovi problemi, nuove categorie e nuovi parametri nella vita collettiva. In breve, quei fattori che creano temperie sia materiali che spirituali diverse dalla situazione precedente.

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Nella Grecia classica ad un certo momento crollò la "democrazia" della polis. Il padre di Alessandro Magno, l'iniziatore, si diede da fare per minare i principi basilari della democrazia che caratterizzavano le polis greche. Lo fece senza -inizialmente- alterare l'ordinamento democratico esistente.

Il re macedone formalmente rispettò l'ordinamento delle polis greche,  ma pensò di asservire le "libertà" alle sue mire egemoniche. Quando arrivò il turno di Alessandro, figlio del macedone, di spingere il disegno egemonico non solo all'intera Grecia ma verso una "monarchia universale" che doveva unire insieme non solo Città ma anche paesi e razze diverse, fu inferto alle "Città" un tale colpo che esse non si poterono mai più riprendere.

Dopo la morte di Alessandro (323 a.C.) il potere politico passò a quattro nuovi regni di Egitto, Siria, Macedonia e Pergamo, guidati da suoi generali. Le "poles" cessarono inevitabilmente di essere protagoniste di Storia e con esse furono cancellate tutte le libertà politiche precedenti.

Riflessione

Il cittadino greco aveva sempre considerato la polis come l'orizzonte ideale della vita, oltre cui non si poteva concepire una esistenza degna dell'uomo. Alessandro produsse ed inferse un crollo spirituale e morale avendo trasformato il "cittadino" conoscitore di tutto nella sfera civile in un semplice "suddito". Il "valore civico" che consentiva di intromettersi nelle vicende pubbliche venne meno. I nuovi stati del post-Alessandro pigliavano decisioni a prescindere dai voleri del "cittadino". 

La passione per la cosa pubblica dell'antica Grecia fu cancellata. Non serviva a nulla possedere "virtù civiche" perché ormai l'amministrazione della cosa pubblica era passata ai "funzionari". Lo Stato e la cosa pubblica  da allora cominciarono ad essere "cose neutre", "indifferenti" e persino moralmente "negative" perché agli occhi del nuovo sistema manifestavano ambizioni, passioni, turbamenti.

La rivoluzione dalla democrazia delle città greche alla nuova realtà post Alessandro creò il ripensamento concettuale dei "valori etico-politici". Su questo dovremo ancora riflettere.

(Segue)

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