In quel XIII secolo nel contesto europeo i due effettivi poteri che incidevano nella vita sociale dei popoli e che erano interessati a controllare sia le istituzioni intellettuali che gli uomini che in essi operavano continuavano ad essere sia le "Monarchie" e le "Signorie" che la "Chiesa".
La Chiesa si faceva forte del richiamo ai valori della christianitas e della tradizione ormai millenaria. Come ricordato nella precedente pagina, ad occuparsi della continuità storica e culturale furono incaricati gli ordini "mendicanti". La missione puntava sull'esigenze di mantenere il vivere sociale nell'ambito dello spirito evangelico.
I frati minori francescani ed i frati predicatori domenicani si diffusero -nella parte occidentale dell'Europa- e portarono ovunque quella uniforme missione ed effettivamente conseguirono ottimi risultati. Furono capaci oltre che a veicolare il messaggio religioso loro affidato anche di produrre effetti di rinnovamento intellettuale all'interno della Chiesa. Si ritrovarono costretti a confrontarsi col tessuto sociale dei loro giorni, molto complesso e con al proprio interno diversi ambienti: scuole, corti regie e baronali, uomini dotti e popolani, mercanti e plebi, genti delle città e plebi di campagna. Tutto quel mondo bisognava ricondurlo nell'ambito della sfera e delle finalità della Chiesa. Sta in quest'obiettivo la ragione per cui gli ordini mendicanti si articolarono in più tendenze ed in più "scuole". La società, essi si accorsero subito, non era uniforme e bisognava usare linguaggi diversi in relazione alle pieghe sociali da affrontare.
Tutti, francescani, domenicani, eremitani di Sant'Agostino, carmelitani operarono comunque sul fondamento della Scrittura (e sulle infinite raccolte e compendi), nonché sui testi patristici e comunque su opere teologiche successive all'anno mille.
Per chi volesse arrivare subito, sul piano della conoscenza e della visione "culturale", dei nostri giorni avviamo -da adesso- un aggiunta alla pagina che facciamo decorrere dal primo Novecento.
E' importante -comunque- conoscere quel Medio Evo; contrariamente con capiremo mai perché l'attuale società è questa e non qualcos'altra differente realtà.
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INIZIAMO A DARE UNO SGUARDO ALLA LETTERATURA (... alla società)
DEL NOVECENTO.
Del Novecento tutti diciamo, in relazione alle nostre visioni e ai nostri interessi, tutto il bene e tutto il male possibile.
Il Novecento, secondo Walter Pedullà (saggista, critico letterario e giornalista nt. 10.10.1930), è stato il secolo del Socialismo in politica, dell'avanguardia nelle arti, della fissione dell'atomo in fisica e della scissione dell'io in psicologia.
E' ancora stato -ricalchiamo sempre Pedullà- il secolo dello Stato sociale in economia, della libertà in politica, della priorità del linguaggio in letteratura, della psicologia nelle scienze umane e dei quanti nelle scienze fisiche. E' stato il secolo dell'automobile, degli aerei, dei viaggi interplanetari, del telefono, del computer, dei trapianti di organi, delle fibre ottiche e del laser. E' stato il secolo del cinema, della radio, della TV, delle trasmissioni satellitari, dei videoregistratori e del compact disc.
E' stato ancora il secolo in cui lo sport da gioco è diventato lavoro, spettacolo, industria, il più veloce fattore di riscatto sociale per i popoli di colore.
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