mercoledì 27 aprile 2022

E fu dittatura (4)

La giornata della Liberazione. Quale significato?

Ci piace ripercorrere alcune tappe del ventennio di dittatura.


 Una scaletta sui provvedimenti e sull'operato politico del Fascismo, i più rilevanti del 1924:

=  (Gennaio) L'Italia annette la città dei Fiume,

= (Aprile) Elezioni in Italia: la legge varata su misura del Partito Fascista assicura a questi il successo,

= (Maggio) Il deputato socialista Giacomo Matteotti denuncia alla Camera l'illegale svolgimento delle elezioni politiche del mese precedente.

= (Giugno) Rapimento ed assassinio del deputato G. Matteotti a Roma.

= = =  


La "legge Acerbo" fu applicata nella sola
 tornata elettorale del 6 aprile del 1924,
che segnarono la decisiva affermazione delle liste
del Partito Fascista (64,9% dei voti),
grazie anche alla confluenza nella Lista Nazionale
(c.d. "Listone") promossa da Mussolini, di esponenti della
 Destra liberale e cattolica, ed alla incapacità
delle altre forze politiche a costruire un cartello
elettorale alternativo.




 Il 10 luglio 1923 è iniziata alla Camera dei deputati la discussione per una nuova legge elettorale. Mussolini incarica il suo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio -Giacomo Acerbo- di definire un testo che preveda un più che sostanzioso premio (i 2/3 dei seggi) alla lista che si piazza con una maggioranza relativa, purché raggiunga il 25% dei consensi espressi. La legge allora vigente risaliva al 1919 era fondato sulla "proporzionale ed aveva favorito i partiti di massa, in primis i socialisti ed i popolari. I partiti di area "liberale" convergono sull'intenzione e sul disegno di legge Acerbo.

Durante la discussione parlamentare sia i popolari che i socialisti usano tutti gli accorgimenti regolamentari per provare di ridurre quel 2/3 di seggi a chi ottiene più voti, ma il 23 luglio del 1923 la Camera approva il testo governativo a scrutinio segreto (223 favorevoli, 123 contrari). 

Per evitare che nel Paese si cogliesse l'enormità dei seggi attribuiti alla lista maggioritaria, Mussolini, con decreto-legge, vara un provvedimento che contempla un meccanismo per imbavagliare la libertà di stampa (diffide e sequestri delle edizioni giornaliere).  Sul capo di ciascun giornalista -si lascia intendere- che in qualsiasi momento può cadere una sorta di spada di Damocle. Un altro provvedimento che lascia intravedere il cammino verso lo Stato totalitario è il licenziamento di ben 65mila dipendenti pubblici, giustificato con l'esigenza di eliminare "il personale esuberante, o incapace, o, comunque, improficuo".  Nessun criterio oggettivo garantisce imparzialità sui licenziamenti dal momento che l'intento era di inserire esponenti fascisti nei gangli vitali della Pubblica Amministrazione.

Altri provvedimenti di questo periodo iniziale del potere fascista riguardano il settore dell'economia intesi a guadagnarsi il sostegno della borghesia (eliminazione della nominatività dei titoli azionari, abolizione del monopolio statale sulle assicurazioni vita, politica doganale protezionista, salvataggi di imprese in fallimento, sistema tributario il cui peso viene -complessivamente- spostato dalla grande borghesia   ai ceti medio bassi.

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