martedì 8 marzo 2022

Noi gente del XXI secolo. Motivi per riflettere

Detti e Fatti

Guerra Ucraina-Russia, attivi primi corridoi umanitari. "Spari sui civili a Mariupol"

Iniziata l'evacuazione dei civili da Sumy e Irpin, ma Kiev teme provocazioni e il non rispetto dell’itinerario stabilito. L'Onu chiede passaggi sicuri.

Nei soli primi due mesi del 2022 gli italiani hanno speso, per fare rifornimento, quasi 50 euro in più rispetto allo scorso anno (+22%). Nello specifico, chi guida una vettura alimentata a benzina dal primo gennaio al 28 febbraio ha speso, in media, circa 275 euro (erano 228 euro lo scorso anno), chi ha un diesel, sempre in media, 245 euro (erano 199 euro nel 2021).

Sergio Mattarella, presidente della Repubblica

"La nostra responsabilità di cittadini, di europei, ci chiama oggi a un più forte impegno per la pace, perché si ritirino le forze di occupazione e si fermino le armi, perché sia ripristinato il diritto internazionale e siano rispettate le sovranità nazionali. L'indifferenza di fronte all'arbitrio e alla sopraffazione è il peggiore dei mali. In gioco non c'è solo la libertà di un popolo ma la pace, la democrazia, il diritto, la civiltà dell'Europa e dell'intero genere umano".

Roberto Cingolani, ministro della transizione ecologica

«Dalla Russia - ha spiegato - importiamo 29 miliardi di metri cubi di gas, circa il 40 per cento: vanno sostituiti. Entro la primavera circa 15-16 miliardi saranno rimpiazzati da altri fornitori, ne rimane la metà. Ci stiamo lavorando con impianti di rigassificatori. Per renderci indipendenti dovrebbero bastare 24-30 mesi».

«Tutta l’Europa importa circa il 46 per cento gas dalla Russia, una scelta che si è consolidata. Dipendere da un solo Paese è però un errore, alcune nazioni europee hanno scelto un mix energetico, noi in Italia abbiamo solo il gas e le rinnovabili e questo ci rende più deboli»

«Ora la nostra strada è tracciata e il piano di autosufficienza energetica è chiaro: bisogna accelerare tantissimo sulle rinnovabili a breve termine, potenziare la nostra capacità di rigassificare e anche tutte altre sorgenti, penso ai carburanti sintetici, al biometano, e all’idrogeno».

«Se, per qualche motivo - ha detto Cingolani - dovesse cessare completamente la fornitura dalla Russia con le nostre riserve attuali e il piano di emergenza ci darebbero un tempo sufficientemente lungo da arrivare alla stagione buona. Dovremmo fare dei sacrifici ma non fermeremmo le macchine». «Per metà anno circa la metà del gas che importiamo dalla Russia sarà sostituito da altre fonti», ha detto Cingolani al Tg1. «Per ridurre la dipendenza dal gas russo abbiamo bisogno di differenziare e incrementare tutte le altre fonti energetiche, risparmiare migliorando l’efficienza di sistema. Il ministro ricorda che il gas che acquistiamo in Europa «frutta ai russi quasi un miliardo di euro al giorno. Non sono sicuro che loro vogliano chiudere»

«Stiamo ragionando in un’emergenza epocale» e sulla ripresa delle centrali a carbone - ha detto Cingolani - «parliamo solo di quelle centrali, come Civitavecchia e Brindisi che sono ancora in funzione e si potrebbero mandare a pieno regime. Non riapriamo le centrali chiuse perché l’impresa non varrebbe la spesa . Si tratta semplicemente di una possibilità in caso di emergenza molto più forte di quella attuale e limitata nel tempo, perché io penso che se stacchiamo la luce alle persone, a un certo punto anche le persone cominciano a dire che forse per un certo periodo è possibile procedere in contingenza».

Ferruccio De Bortoli, giornalista

Ucraina è lo storico granaio d’Europa. La guerra scatenata da Mosca ha sconvolto non solo il mercato dell’energia — con il petrolio e il gas ai massimi e la clamorosa rivalutazione del carbone — ma anche e soprattutto quello delle materie prime agricole. Pur con lo sguardo angosciato al dolore delle persone, concentriamoci per un attimo sugli effetti che tutto ciò ha per alcune filiere agroalimentari, essenziali per il made in Italy. E ci accorgiamo subito che qualcuno la crisi ucraina la sta pagando due o più volte. Certo, nulla in confronto a chi soffre davvero.

Le quotazioni dei cereali, e non solo, erano già letteralmente esplose per il balzo della domanda successivo alle prime ondate della pandemia. Oggi, nella incertezza delle forniture da Ucraina e Russia, hanno toccato nuovi massimi. «E questo indipendentemente dal fatto che si importi da quei Paesi — spiega Cosimo Montanaro, analista dei mercati di Ismea — ma per l’estrema globalizzazione degli scambi, l’esplosione di costi di trasporto e il sofisticato meccanismo di formazione dei prezzi».

Il prezzo medio nazionale della granella di frumento duro era nel febbraio scorso (dati Ismea) di 501 euro a tonnellata con un rialzo dell’81 per cento in un anno. Come il rame è la materia prima più significativa e sensibile del mercato dei metalli non ferrosi (si dice che abbia un phd), il grano lo è sul versante dei prodotti agricoli. È il maggior concentrato di tante variabili climatiche, politiche e addirittura monetarie, visto che è stato anche una valuta di scambio. I suoi prezzi incorporano non solo l’andamento della domanda e dell’offerta ma anche le tensioni di tutti i tornanti della storia e ovviamente — come dimostra il caso canadese — le emergenze del riscaldamento del pianeta.

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