Alcuni cenni su ciò di cui si discute
a Glasgow, sui cambiamenti climatici
Dal 31 di Ottobre sino al prossimo 12 Novembre, in Scozia, è in corso la conferenza mondiale sui "cambiamenti climatici", promossa nel contesto delle Nazioni Unite. Anche chi non si occupa di problematiche climatiche, qualsiasi cittadino del pianeta, che abbia a cuore il buon vivere su questo pianeta si accorge che lo scorrere dei decenni procura sintomi di difficoltà al buon vivere dell'essere umano, di tutti.
(1) Aumentano le aree desertiche nelle aree africane e conseguentemente sempre più esseri umani provano a trasferirsi dove la vita sia meno dura (emigrazioni di masse in direzione dell'Europa),
(2) le temperature nell'intero pianeta tendono a surriscaldarsi a causa della tendenza dei paesi sviluppati ed industrializzati, almeno di tanti fra loro, di usare fossili che alimentano emissioni dannose agli esseri umani.
La terapia immaginata punterebbe alla riduzione, entro il 2030, di delle emissioni "globali" del 45% rispetto al 2010. Ma finora solo i paesi occidentali e quelli meno sviluppati hanno condiviso e approntato piani aggiornati e allineati, e addirittura puntano ad obiettivi più ambiziosi; i paesi che più inquinano (Russia, Cina ed India, i maggiori produttori di anitride carbonica) tardano ad allineare i loro obiettivi di contrazione delle emissioni.
Le Nazioni Unite, prima ancora che iniziassero i lavori di Glasgow, hanno rappresentato che continuando il trend attuale senza i correttivi auspicati, entro fine secolo la temperatura media globale crescerà di ulteriori 2,7 gradi.
A Glasgow si sta conseguentemente insistendo perchè tutti i paesi si allineino agli obiettivi e si adoperino per evitare il surriscaldamento del pianeta, e la correlata desertificazione di vastissime aree. Un lavoro diplomatico difficile per più ragioni, su cui ci soffermeremo in seguito, dal momento che Cina e Russia non intendono modificare i loro piani. Piani che ricadono con gravi conseguenze sull'intero globo.
I paesi occidentale, col premier britannico che ospita la conferenza scozzese, propongono di cessare in assoluto l'uso del carbon fossile quale fonte di energia entro il 2040. Obiettivo obiettivamente difficile, ma il cui mancato raggiungimento sarà pagato soprattutti dai paesi più poveri; proprio loro che all'inquinamento non hanno contribuito. Questi paesi continueranno ad assistere alla desertificazione dei loro territori e all'emigrazione massiccia delle loro popolazioni verso le aree mediterranee.
(Segue)
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