martedì 12 ottobre 2021

Le Icone. Alcune pagine per saperne di più e per saperle "leggere" (1)

  Per cogliere lo spirito profondo delle "icone" bisognerebbe organizzare un viaggio collegiale nei paesi dell'est europeo e/o nel Medio Oriente. Tuttavia alcuni accenni più o meno basilari possiamo affrontarli sul nostro blog, dove per la verità di pagine dedicate ad esse è facile trovarne tantissime.

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La bellezza trascendente del
linguaggio delle icone punta
alla contemplazione del mistero

Icona della Discesa agli Inferi


In questa ennesima pagina dedicata alle "icone" contiamo di affrontare aspetti  generali, contando di riuscire a trattare aspetti particolari (operativi) in prosieguo.

Basta entrare in una chiesa dove si celebra secondo il rito bizantino per accorgersi subito che in fondo ad essa, davanti all'altare, che il più delle volte non è visibile all'occhio del visitatore , sta l'Iconostasi, una parete dietro alla quale sta appunto l'altare. Osservando con consapevolezza l'Iconostasi si ha possibilità di scorrere  l'intera "Summa theologica visiva del Cristianesimo". Se prima abbiamo detto che l'Iconostasi nasconde l'altare (e ciò che esso rappresenta) in realtà essa rivela, o si propone di rivelare, il mistero cristiano.

 Si dice -ebbe a spiegarcelo un grande iconografo della Chiesa di Cipro- che il primo iconografo del viso di Cristo sia stato San Luca (autore di uno dei quattro vangeli, medico e pittore). Tutti gli iconografi successivi a San Luca sono tenuti a conservare la perfetta somiglianza della prima icona fatta dall'evangelista (copia da copia per conservare i tratti fisici di Gesù, quindi quegli occhi, quel naso, quella bocca,  quegli zigomi, quei capelli).

L'Icona non è quindi frutto della creatività dell'artista, ma deve seguire precisi e ripetitivi disegni che la vicenda storico-artistica ha conservato fino ai nostri giorni.

Nel Medio Oriente e nell'Est Europeo i pittori di Icone sono generalmente i monaci, o comunque i religiosi. Ad essi è vietata ogni libera modifica rispetto ai modelli standard che la tradizione iconografica ha fatto giungere fino ai nostri giorni. L'attegiamento del corpo, ogni movimento della mano, ogni colore del vestito, ogni edificio che faccia da sfondo nelle icone possiedono un significato preciso ed inalterabile. Le Icone in buona sostanza non intendono presentare un personaggio o un avvenimento, ma lo interpretano in via del tutto simbolica come dal pensiero arrivato fino a noi dai Padri della Chiesa,

La materia con cui si compone una Icona non è a libera discrezione dell'iconografo. La tavola di "legno" incavata, va ricoperta con strati di gesso, colla e tela; i colori devono provenire da pigmenti vegetali e minerali; va usata acqua e tuorlo d'uovo, oro in foglia ed il tutto costituisce nella fase di esecuzione una sorta di rito.

Le più antiche "Icone" che costituiscono riferimento invariabile per chi si dedica all'iconografia sono conservate nel Monastero di Santa Caterina, nel  Sinai, altre stanno sul Monte Athos, in Grecia, ed altre ancora in altri limitati siti dell'Europa dell'Est, Russia compresa. 

(Segue)

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