venerdì 27 agosto 2021

USA e Kabul. Un settantottenne può essere persona adatta a guidare una superpotenza?

 Il presidente Biden è da giorni sotto il fuoco incrociato di accuse e critiche della stampa americana e di entrambi i due principali partiti degli Usa, repubblicani e democratici. Sostanzialmente l'accusa verte: se ritirata doveva essere andava preparata nei minimi dettagli  e non andava mandata all'opinione pubblica mondiale la sensazione che, in realtà, di fuga si è trattato. La presunta più grande potenza del mondo ha dato la sensazione di essere priva di un "vero governo" e di una vera "cultura" che sappia privilegiare l'amicizia degli alleati e dei popoli a cui promette alleanza.

Chiunque può fare il sindaco,
il presidente di una regione, il capo
di uno Stato.

Ma non tutti sanno fare il sindaco, il
presidente di una regione, il
capo di uno Stato.


Da oggi la stessa fidatissima Europa dubiterà sempre di un Paese che si dà alle precipitose, e soprattutto disordinate, ritirate. E' tempo che l'Europa cominci a pensare a se stessa, da se stessa.

L'attentato a Kabul di due giorni fa ha causato almeno 90 morti, tra cui 13 militari Usa impegnati nelle operazioni di evacuazione dei collaboratori impegnati nella stabilizzazione (fallita) del precedente regime anti-talebano. Gli Usa sono oggi un paese sconvolto dalle perdite umane e soprattutto dallo scoprire che la presunta più grande potenza mondiale non è stata in condizione di organizzare una ritirata graduale, sicura e dignitosa. 

Riteniamo -sul blog- infatti che non è compito di nessun paese imporre regimi non aderenti alla cultura delle differenziate realtà del pianeta. Se ritirata doveva essere, quindi, che avvenisse nei tempi e nelle condizioni ambientali adeguate e non secondo il sentimento di un quasi ottantenne che verosiomilmente non ha nemmeno letto i rapporti del suo stesso servizio segreto che presagirono e miserro su carta quanto adesso accade a Kabul.

Biden non ha scusa alcuna, nemmeno quella che a presagire la ritirata erano stati Trump e gli accordi da questi sottoscritti. Il problema non è la "ritirata" bensì l'impreparazione assoluta della ritirata, ossia l'incapacità di capire il terreno su cui ci si muove; in poche parole l'incompetenza che -adesso- ci porta a dire "come in Italia chiunque assurge a fare il politico, il sindaco, il presidente delle regioni, senza mai aver provato a guidare una piccola cooperativa di produzione e lavoro, negli Usa un politicante che non ha mai fatto il gestore di una piccola azienda o magari di una associazione, diventa Presidente".

Leggiamo che l'attacco terroristico di due giorni fa era già stato segnalato dai rapporti di "intelligence" sia degli Usa che britannici due giorni prima. Eppure migliaia di civili accadde che poterono ammassarsi ai cancelli di ingresso dell'aeroporto. 

Più che ritirata da Kabul, quella americana è una fuga precipitosa e disordinata da Kabul. I libri di Storia la ricorderanno al pari dalla "fuga da Saigon". Sintomi tutti che a guidare il mondo non serve la "forza e la potenza militare", ma "l'acume culturale".

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