lunedì 14 giugno 2021

Nostra Terra. Riflessioni sulla Politica, sull'uomo ed i suoi limiti

 Quando si è vecchi?

 Fino agli anni sessanta del Novecento chi compiva cinquant’anni se non era considerato vecchio veniva già ritenuto di un’età venerabile, da signore anziano. 

  Già negli anni settanta-ottanta il panorama, o meglio l'occhio con cui si giudicavano le persone relativamente all'età era già cambiato: cinquant’anni era una età da adulto nel pieno della sua maturità e delle risorse intellettive e creative. Nulla lasciava pensare alla canizie. Moltissime sono le persone che proprio a cinquant'anni iniziavano una seconda vita, una nuova e diversa attività, un nuovo ed interessante stile di vita.

  Nel terzo millennio persino i sessantenni
 quando si incontrano, pur non conoscendosi,  si danno del tu, come facevamo tutti a vent’anni: esiste in questo nuovo millennio la sensazione che a sessant'anni si è giovani adulti con altri decenni di attività, quanto meno mentale, davanti a sé. 
  Nelle attività professionali, negli odierni settantenni, esiste la convinzione che la vecchiaia inizia a settantacinque anni. Ed  oggi effettivamente abbiamo il Presidente della Repubblica ottantenne che si muove, parla ed opera con avvedutezza sconosciuta ai tantissimi "giovani" del mondo della politica.
 
 Capita di conoscere ai nostri giorni centenari che possiedono, sia pure con alcune carenze fisiche, energie mentali (ricordi e ragionamenti) da lasciare  stupiti per la loro agilità rievocativa.

Tipica immagine dei paesi di Sicilia
negli anni Cinquanta. Uomini cinquantenni
già "vecchi".
 La foto dà il senso della miseria diffusa
in tutti i centri rurali dell'Isola.


  E pensare che quando eravamo ragazzi chi compiva cinquant'anni era già privo di denti, sordo, quasi cieco e stava seduto dinnanzi casa in attesa che le figlie gli preparassero il povero pasto con verdure ed un ovetto.

 L’asticella dell’età, dagli anni sessanta-settanta del Novecento, si è enormemente alzata e non c'è da stupirsi che col procedere dei decenni, magari nel 2050 un centenario si chieda -incuriosito- come dovrà impiegare i rimanenti cinquant’anni che gli rimangono mediamente  da vivere.

 Leggo su libri e riviste che il trionfo biologico è dovuto alla migliore nutrizione, allo sviluppo della medicina, ai controlli preventivi e a quelli periodici.

 Quanto stiamo dicendo vale -purtroppo- nei paesi dell’Occidente, ma non lontano da noi, in Africa, sono i bambini di cinque-dieci anni che muoiono di fame.

 Nel ricordo di chi scrive, la svolta e la convinzione che la realtà che ci circonda non è un "dato" della natura, ma una situazione in mano all'uomo (alla politica, soprattutto), è scattata  negli anni sessanta del Novecento, con i primi governi di Centro-Sinistra. L'eclisse dei governi conservatori degli anni precedenti segnò la svolta su come leggere diversamente il corso della natura. 

 Precisiamo: 

 Ai nostri giorni, nei periodi di crisi, quando le aziende falliscono e chiudono o vengono severamente ridimensionate e quando improvvisamente le persone di cinquanta o più anni si trovano a dover ricominciare, anche se hanno una buona esperienza di lavoro e nessuno li vuole più, ed entrano in una zona vaga, senza essere in età pensionabile e nello stesso tempo neppure più forza di lavoro appetibile, lo stress e la vecchiaia appare precocemente e quanto abbiamo sopra evocato non vale più.

 Ci auguriamo che questo post-pandemia che stiamo vivendo attualmente non porti a tanta gente timori e preoccupazioni circa il domani.  Nello stesso tempo però notiamo che da quando i governi ondeggiano fra sovranisti, finta Sinistra che ha perso la bussola e peggio ancora fra populisti che non hanno mai letto un libro, la crisi e la paura del domani sono alimentate da aziende che non assumono neppure i giovani.

 Il mercato del lavoro deve riaprirsi e -quando avverrà- accadrà ovviamente per chi ha trent’anni e non per chi ne ha compiuti più di cinquanta. Ed allora le preoccupazioni e lo stress non consentiranno di traguardare i cent'anni.

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 Abbiamo provato a trattare di futuro, di POLITICA, sia pure a grandi spanne. I media, specialmente quelli in mano ai partiti, non ragionano più di POLITICA, fanno propaganda spicciola, che siano populisti ufficiali o populisti di fatto.

 La verità italiana è che qui, nel nostro Paese, non esistono più i veri partiti politici. Assistiamo a spettacoli fra gente incompetente, peraltro non gradevoli. Non è un caso se il Presidente della Repubblica ha dovuto chiamare alla guida del governo un tecnico: Mario Draghi.

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