venerdì 28 maggio 2021

Valle Belice. Riflessioni sul passato storico e non (1)

 Da alcuni mesi stiamo riportando sul Blog "stralci" della Relazione sulla ricostruzione post-terremoto nel Belice. Lo stiamo facendo -finora- a prescindere da riflessioni, commenti e contesti socio-politici del tempo. Continueremo su questa scia di lettura della "relazione parlamentare"; però parallellamente apriremo una ulteriore pagina periodica dove -su quella vicenda e su quel fenomeno- riporteremo le considerazioni che riterremo di dover raccogliere da più fonti e da diversi punti di vista. In fondo il Blog si è sempre proposto ai lettori  in termini di riflessioni, opinioni e, perchè no?, di critica ove ritenuta utile per capire i tanti perchè della vita sociale.

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 E' accaduto nel processo della ricostruzione post-terremoto '68 che -per quasi un decennio- il processo di riflessione-dibattito che doveva portare al "da fare" tardò ad avviarsi. Troppi erano i punti di vista e tante le competenze e gli organismi da coinvolgere. Non mancarono ovviamente le prese di posizione dei partiti, dei sindacati e soprattutto dei sindaci, indipendentemente dal partito di appartenenza, che sollecitarono con marce, scioperi e proteste le più varie, il risveglio e l'attenzione "politica" sulla situazione. Su queste questioni abbiamo più volte riportato quanto accadeva -in particolare- a Contessa Entellina. Ma avremo modo di tornare su questi aspetti.

 In questa rubrica -in più pagine- per qualche tempo ci piace riportare i tanti "perchè?" su quel modo di procedere del processo della ricostruzione e lo faremo riportando i punti di vista di autorevoli professionisti e studiosi delle cose che riguardano i territori e la "storia", piuttosto che punti di vista dei politici o dei sindacalisti che già abbiamo riportato in passato. Sfoglieremo -pertanto- per stralci e sintesi il pensiero di architetti, storici e uomini di cultura ed urbanistica contenuti in un interessante libro: "Catastrofi e dinamiche di inurbamento contemporaneo. Città nuove e contesto". 

Il volume in questione -leggiamo in una presentazione- raccoglie le riflessioni elaborate intorno a un tema comune e molto attuale, ovvero quello delle distruzioni causate da eventi naturali e le successive ricostruzioni, da parte di alcuni docenti del Dipartimento di Architettura di Palermo appartenenti a settori disciplinari diversi. Il progetto nasce da temi e presupposti che sono stati evocati più volte sino a pervenire alle soglie di un quesito: si può elaborare una teoria che dai disastri (naturali o artificiali) possa in qualche modo spiegare o prefigurare le dinamiche del dopo? I contributi del volume sono soprattutto incentrati sul Novecento, su testimonianze e risultati che hanno contraddistinto i terremoti di Messina (1908) e soprattutto del Belìce (1968). Questa scelta mostra la necessità di ragionare su alcune criticità del nostro presente, di confrontarsi ancora oggi sui temi che la tabula rasa e la successiva rifondazione di città e di architetture impongono. La prima parte del volume invece esamina esempi più remoti nel tempo, ad esempio il terremoto del 1542 in Val di Noto ...

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