lunedì 3 maggio 2021

Mondo contadino. Per non dimenticare una realtà umana che fu -1-

Ci proponiamo di riportare sul blog alcune pagine dell'Almanacco Siciliano curato nel 1924 da Francesco Lanza (Storie e terre di Sicilia, riedite nel 1953 dalla Salvatore Sciascia, di Caltanissetta).

L'Almanacco fu in quegli anni indirizzato alle aree e alle popolazioni contadine dell'Isola e si presentò -nel linguaggio e nell'impianto- coerente sia alla fantasia popolaresca che alla visione epica della vita. In esso fu vivo il senso della terra, il senso della storia, la saggezza contadina di allora.

Il curatore, Francesco Lanza, morì a Valguarnera prematuramente nel gennaio del 1933 a 36 anni. Lo spirito dell'Almanacco proseguirà successivamente sotto la guida di Nino Savarese, col Lunario del contadino siciliano, che nei primi anni successivi alla seconda guerra mondiale coinvolgerà il suo amico Guttuso. Questi arricchirà il Lunario, ne abbiamo trattato in altre pagine del Blog,  con immagini di cani, galline, capre, gatti, sgabelli in fusti di feruala, I Firrizzi, arcolai che corredano la successione delle varie riviste. E siamo arrivati agli anni che precedono la Riforma agraria in Sicilia.

Proponiamo per intanto alcune pagine di questo conosciuto e apprezzato "Almanacco" perchè in esso vi leggiamo la cultura, la saggezza e la visione del mondo che fu dei nostri nonni.

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 FRANCESCO LANZA 

ALMANACCO PER IL POPOLO SICILIANO, 1924

 Con stampe di ARDENGO SOFFICI e illustrazioni di CARMELO ALOISI 

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER IL MEZZOGIORNO EDITRICE 

– ROMA – 

1924 

AVVERTENZA 

 Questo Almanacco vuol essere libro d'ogni giorno del nostro contadino; e perciò tanta parte vi è data alla fantasia, e naturalmente alla folkloristica. 

 Le ragioni pedagogiche sono ovvie: per arrivare all'anima di quel singolare lettore che è il contadino, s'è cercato sempre di interessare e di avvincere la sua attenzione. 

 II contadino siciliano si affeziona soltanto alle cose che parlano alla sua fantasia; e ne fan fede i suoi motti, le sue leggende, i suoi canti, la sua vita cotidiana. Bisogna insomma che ogni cosa, anche la più trita e continua, assuma ai suoi occhi un immediato valore poetico. La vanga gli fiorisce in mano come il tronco di palma a San Cristoforo. 

 Il libro, s'intende, non è definitivo. Poiché il tempo stringeva, molto s'è dovuto tralasciare, specialmente per ciò che riguarda le notizie utili, igieniche e le storie di Cavalleria. A ciò si riparerà nelle future edizioni; e fin da ora si accettano e si sollecitano consigli e suggerimenti. Molto anche v'è da limare e da rifare. 

 Al lettore scaltro appariranno subito le fonti: Esiodo, Virgilio, Ovidio, Fazello, Pitrè, Meli, l'Enciclopedia Agraria del Cantoni, e per le notizie geografiche la bellissima guida del Touring Club Italiano. Molto ci giovarono nell'opera amici e contadini: e qua si ringraziano.

ANNO NUOVO 

 Non t'aspettare dal nuovo anno grandi cose. Sarà del tutto eguale agli altri anni passati: tu bagnerai del tuo sudore la terra e ne avrai pane. 

 Le stelle e i pianeti seguono nel cielo sempre la medesima via. 

 Non bisogna chiedere all'avvenire grazie impossibili. Soltanto è beato chi è puro di cuore, e chi è contento del suo stato è ricco. Il primo dovere dell'uomo è di migliorare la propria anima. Si dice che tutti i giorni si rassomigliano l'un l'altro, per significare che sempre la vita è lavoro; ed anche che il martedì non è lunedì, per significare che ogni opera ha la sua vicenda. 

 Anno nuovo, vita nuova. Se fosti pazzo, hai da essere savio; se il tuo cuore fu macchiato di ruggine, ora sia terso. Il vomere non si lascia nel fango. 

 Il buon giorno si vede dal mattino, e il buon lavoratore dalle sue mani. È il sudore che fa la fronte dell'uomo onorata. Non lamentarti della tua sorte, e che non muti. Beato è chi vive del suo lavoro, e non desidera di fare il passo più lungo della gamba. 

 Prendi dal passato insegnamento per l'avvenire: correggiti, ove mancasti; riguadagna ciò che perdesti. 

 Pensa sempre per il domani, che esso te lo ricambia. 

 Fa' in modo d'essere a sera contento della tua giornata: il tuo anno è tutto nelle tue opere. 

 IL VERNO 

 II verno fa più dura la vita del contadino. All'acqua e al vento egli deve dare opera e senno alla terra. Per mietere a giugno bisogna sudare a gennaio. 

 Compiute le semine e la raccolta delle ulive, continuano i bisogni della campagna. Si colgono gli agrumi, ultimo e primo vanto dell'anno, e gli alberi e la vigna voglion cure e amore. Bisogna pensare ai vivai, alle piantagioni e agli innesti. 

 La maggior parte del tempo gli animali restano nella stalla, e assai costa il loro governo e il mangime. È il tempo che le femmine figliano, e nelle masserie si accagliano in gran copia caci e ricotte. Si cura intanto lo stallatico, di cui la terra s'ingrassa e prospera. Appaiono gli uccelli di passo. Senti tra le canne dei fiumi squittinir le gallinelle d'acqua e tra gli olivi fischiare il tordo; la beccaccia ti vola di tra i piedi nei giorni di nebbia, e le gru s'allungano nel cielo fosco. 

 Il cattivo tempo non ha fine, e il pane sa più amaro. 

 Ma non disperare: la terra fiorirà del tuo sudore. 

(Segue)

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