domenica 23 maggio 2021

Giovanni Falcone. In un attentato muore con la moglie e gli uomini della scorta

 Il simbolo della lotta alla criminalità mafiosa internazionale

MAGGIO 1992

Giovanni Falcone, fu giudice istruttore a Palermo per dieci asnni, fino al 1989. Fu anche procuratore aggiunto nel capoluogo siciliano quando nel marzo del 1991 fu chiamato dal ministro di grazia e giustizia, Claudio Martelli, a dirigere  il dipartimento degli affari penali. Un incarico questo abbastanza delicato che gli consentiva di predisporre una serie di importanti riforme legislative contro il potere mafioso.

Fra i suoi prioritari obiettivi vi erano:

--accrescere l'efficacia della magistratura nella lotta contro la mafia;

--razionalizzare i rapporti fra pubblico ministero e polizia giudiziaria;

--coordinare le varie procure, e a questo fine ipotizzò la costituzione delle Procure Distrettuali.

 Presiedette all'istituzione, nel novembre 1991, della direzione nazionale antimafia. La nomina a questo ruolo gli fu ostacolata da alcune correnti interne al Consiglio  Superiore della Magistratura e mentre attendeva l'esito circa questo ruolo, il 23 maggio 1992 mentre rientrava a Palermo da Roma e percorreva in macchina il tratto di strada da Punta Raisi alla città, all'altezza di Capaci, una terribile esplosione fece saltare un vasto tratto della corsia e nell'attentato persero la vita, oltre a Falcone, la moglie (anch'essa magistrato) e gli agenti della scorta Rocco Di Cilio, Vito Schifani e Antonio Montinaro.

Quell'attentato fu seguito nei mesi successivi dalla sanguinosa stagione di ripresa della violenza mafiosa.

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