giovedì 11 marzo 2021

Tempi passati. Sfogliamo un libro scritto da un siciliano (10)

  Riflessioni  di G.A. Borgese dal testo: GOLIA, marcia del Fascismo

 LO SFONDO STORICO

Dante

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I miti di Roma

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  L'Italia

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Segue da 9

 Dante non ebbe mai un tale proposito. La sua vita s'era messa tra un polo negativo e un polo positivo: l'odio per la città  murata di Firenze, l'amore per l'illuminato impero universale dell'umanità. Egli maledisse o ignorò  ciò che stava in mezzo, regni come Francia e Inghilterra, nazioni e principati. Ma avendo posto il bersaglio nell'assoluto, la freccia della sua aspirazione ricadde a metà strada, nella relatività. Gli impulsi della storia spingevano il mondo, in quei secoli, verso la unità nazionale; la freccia dell'aspirazione di Dante cadde, contro il suo volere, dove quegli impulsi mondiali muovevano il loro corso. La sua potenza e il suo peso le raccolsero intorno motivi spirituali già in atto, benchè ancora in modo confuso. Così nacque l'Italia: un compromesso fra l'infinito e la città, fra l'eternità e il quotidiano.

L'Italia nel mondo è vista
come risorsa culturale
  Prima di Dante l'Italia non esisteva. Gli storici italiani, specialmente del periodo fascista, che si sono affaticati a dimostrare che, già durante l'Impero romano, esisteva una Italia,  in quanto organismo nazionale completo, sono più dei patrioti che degli storici. E' vero che alcune delle istituzioni romane si erano estese, a poco a poco, fino alle regioni comprese fra le Alpi e lo stretto di Messina; ma questo non basta per potere asserire che esistesse una vita nazionale. La lingua romana conquistò, più o meno,  quasi tutta la penisola; ma conquistò anche, press'a poco, alla stessa epoca, gli altri paesi d'Europa e d'Africa. Appena gli imperatori romani cessarono di essere necessariamente romani (e ciò accadde molto presto), il potere supremo fu affidato indiscriminatamente a Spagnoli e ad altri stranieri. Non ci fu uno stadio intermedio, italiano, fra il periodo romano e quello universale dell'Impero romano. Il nome stesso d'Italia, che nei tempi remoti indicava una piccola striscia di terra lungo le coste del Mare Mediterraneo, in seguito si era esteso variamente ad altre regioni, finchè indicò tutta la penisola dalla catena delle Alpi allo stretto di Messina; ma, prima di Dante, non aveva mai incluso la Sicilia o le altre grandi isole del Mediterraneo occidentale.

 Non di tutti i fatti della storia si può dare una chiara ed esplicita  spiegazione logica. Le eccezioni e gli imprevisti esistono tanto nella storia umana quanto in quella naturale.  Dopo la caduta dell'Impero Romano una legge biologica, la cui efficacia è ancora oggi drammaticamente visibile, ne spinse gli elementi dispersi a formare piccoli aggregati che dovevano diventare gli stati dell'età moderna. Ma questo processo non si attuò completamente nell'antico mondo mediterraneo, ad eccezione di qualche tentativo che ebbe luogo in Egitto, in Grecia e specialmente in Palestina. Circa sei secoli dopo la caduta di Roma questo processo evolutivo  che doveva portare alla formazione degli stati nazionali  moderni, era virtualmente maturo in varie parti d'Europa. Lo si potrebbe paragonare alla formazione di un nuovo insieme di corpi celesti dopo la disintegrazione di un sole. Era il tentativo della natura di costruire una società umana, più ampia della tribù o della città, pur rinunciando a uno Stato universale che la catastrofe dell'Impero Romano aveva dimostrato irrangiungibile. Non vi è una ragione che spieghi perchè questo processo abortì nel paese che chiamiamo Italia, o ve ne sono troppe. Metaforicamente si potrebbe dire che quei frammenti del sole frantumato che ruotavano nell'immediata vicinanza di quanto era rimasto, soggiacevano a tali emanazioni di energia sia centripeta che centrifuga, da non potere stabilizzarsi in una nuova unità particolare, condannati a girare intorno a Roma, la città eterna o sacra, mai distrutta completamente, era situata al centro della penisola; la chiesa cristiana, che aveva sostituito l'antico Impero, era, in teoria, un organismo soltanto spirituale, ma era anche spinta da un instancabile desiderio  di farsi guida politica  universale, cosa a cui non riuscì mai, ma a cui continuò ad aspirare irremovibilmente, nonostante tutti gli insuccessi; d'altra parte l'Impero, o l'idea di esso, non era completamente morto, e il paese, un drammatico cimitero, era ossessionato da questi due fantasmi familiari. Inoltre il nord ed il sud della penisola non si erano mai completamente amalgamati, neanche sotto il governo romano. Le loro diversità economiche e psicologiche divennero più evidenti durante il Medio Evovo, uno Stato meridionale, con capitale Napoli, si sviluppò secondo le stesse direttrici che avevano dato così buoni risultati in Francia e in Inghilterra, ma era troppo retrogrado in confronto alle città settentrionali, come Firenze e Venezia, e la sua aspirazione a unificare la penisola venne condannata fin dall'inizio a un completo insuccesso.

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Autore: Giuseppe Antonio Borgese è stato uno scrittore, giornalista, critico letterario, germanista, poeta, drammaturgo e accademico italiano. Nacque in Sicilia (Polizzi Generosa), antifascista, fu costretto a lasciare la cattedra universitaria ed emigrare negli Usa; riebbe la cattedra alla caduta del fascismo.

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