mercoledì 3 marzo 2021

Lotta allo spopolamento. I comuni provano ad attrezzarsi sperando nell'Europa

 Pare sulla base delle notizie che girano in queste ore che  i comuni dovranno gestire direttamente 43 miliardi nell’ambito del Pnrr. 

Per quello che conosciamo sui comuni e sugli amministratori locali, specialmente del Mezzogiorno, non tutti hanno le capacità di realizzare i progetti. In tanti stanno provando a mobilitarsi, e sul Blog abbiamo dato notizias di aggregazioni di vari enti locali che provano a trovare sostegno, appunto, "aggregandosi" per gestire i progetti.

Si tratta di dover gestire una quantità immensa di risorse dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. L'Anci, l'associazione dei Comuni, stima in circa 43 miliardi di euro le somme stanziate su materie di diretta competenza degli enti locali. L’ultima bozza del Pnrr prevede che i comuni saranno protagonisti di diverse linee di intervento: 

=servizi socio-assistenziali, disabilità e marginalità; 

=l’efficientamento degli edifici pubblici; 

=i trasporti locali sostenibili 

=la digitalizzazione e modernizzazione della pubblica amministrazione.

L'interrogativo.

Le amministrazioni comunali saranno effettivamente capaci di rendere esecutivi tutti i progetti finanziati, rispettando i requisiti richiesti dall’Unione europea?

Cosa succede finora con il Fondo sociale europeo ?

Ai progetti partecipano tre figure: il programmatore, l’attuatore e il realizzatore. Il programmatore generalmente  è lo Stato centrale -o soggetto diverso- che finanzia il progetto.

 L’attuatore è il soggetto cui compete la decisione di finanziare il progetto. Infine, il realizzatore è il soggetto che realizza effettivamente il progetto.  a) Nel caso di opere e lavori pubblici coincide con il titolare del contratto di appalto che esegue materialmente l’opera.  b) Nel  progetto di acquisto di beni o servizi, il realizzatore è individuabile con il titolare del contratto di appalto chiamato a fornire i beni o a erogare il servizio.

I progetti finanziati dal Fse hanno  sempre interessato diverse linee di intervento: la promozione di sistemi di trasporto sostenibili, le politiche attive per il lavoro, l’inclusione sociale (asili nido gratis, assistenza sociale alle persone in difficoltà economica, anziani e disabili); il rafforzamento della pubblica amministrazione, tramite appositi corsi di formazione. 

In alcuni progetti i comuni sono stati unici attuatori o realizzatori. Finora nel Sud esiste poca esperienza nella gestione  di progetti Fes.

La principale diversità territoriale fra Nord e Sud dell'Italia sta nella capacità dei comuni di utilizzare a pieno le risorse pubbliche destinate ai loro progetti. Sappiamo tutti che la Regione Sicilia è stata in prima fila finora nel mandare indietro -in Europa- i fondi ad essa assegnati. 

I comuni del Sud e del Centro Italia dovrebbero inevitabilmente rafforzare la loro governance. Fra le misure da mettere in campo ci sarebbero: l’istituzione di una cabina di regia centrale che intervenga in aiuto di quegli enti che dimostrano di aver meno capacità gestionale dei progetti loro affidati. Questa occasione del sostegno europeo è probabilmente l'unica opportunità per diminuire il divario tra Nord e Sud. Ma per fare ciò il Sud deve saper spendere i fondi che gli saranno destinati, e poi di farlo nel modo più efficiente possibile. Non mancano i timori, nonostante le aggregazioni fra enti che si rincorrono in questi giorni. Come dimenticare ciò di cui sono stati capaci in tema di utilizzo i fondi europei gli assessorati regionali siciliani ?

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