mercoledì 17 febbraio 2021

Riflessioni localistiche (4)

Più volte sul Blog siamo tornati sulla condizione di sudditi feudali degli arbëreshe giunti in Sicilia dai territori albanesi invasi dai turchi. Nel 1812 il loro stato giuridico cambiò e da sudditi divennero -sulla carta- cittadini, mentre i loro feudatari divennero latifondisti. La condizione sociale della comunità locale non migliorò, anzi peggiorò non potendo contare più nemmeno sugli usi civici. Contiamo di entrare prossimamente nei dettagli di ciò che furono a Contessa E. "i Fasci dei Lavoratori"  negli anni '90 dell'Ottocento e di capire meglio le origini all'inarrestabile flusso migratorio della nostra terra di Sicilia.

===^^^===

  Dal momento che sentiamo dire in giro che si vuole realizzare una statua a Scanderbergh da sistemare fra noi pochi residenti (gli effettivi siamo un migliaio, a prescindere dai dati sugli iscritti all'anagrafe), ricordiamo che se l'epopea dell'eroe albanese si conclude con l'inizio dell'esodo degli arbëreshe verso il meridione d'Italia e la Sicilia, sarebbe bene realizzare accanto o di fronte alla sua statua un'altra statua dedicata all'emigrante, o se si vuole dell'esule. L'immagine vera degli arbëreshe, di noi contessioti, è infatti quella di gente dell'esodo continuo.

 Dai Balcani in Sicilia e da qui a New Orleans. Nei registri dell'Associazione "Contessa Entellina" di New Orleans sono riportati (dati di qualche anno fa) oltre 12.000 discendenti da contessioti. Senza calcolare gli emigrati in altre parti del pianeta (Germania, Australia ...), una statua la meritetrebbero senza se e senza ma gli "emigrati contessioti nel mondo". 

===

 Dal 1860 in poi, una situazione paradossale: 

la ridistribuzione delle terre, che era una delle grandi aspirazioni 

dei contadini siciliani alimentata anche dalle promesse di Garibaldi,

non solo non si realizzò nei modi sperati, ma divenne un 

grande inganno che determinò un progressivo impoverimento 

del mondo contadino e bracciantile, fino a giungere alle condizioni 

di estremo degrado e di miseria dei primi anni ‘90 (dell'Ottocento). 

Queste condizioni furono oggetto di molteplici inchieste pubbliche 

e private, da quella, famosa, di Franchetti e 

Sonnino del 1874, a quella parlamentare del 1875, 

fino alla nuova “inchiesta agraria” del 1884 guidata 

dal parlamentare siciliano Abele Damiani, che tracciò 

un quadro completo delle misere condizioni economiche, 

morali e sociali dei contadini. 

Damiani concludeva così la sua relazione: 

“Questi fatti dovrebbero ormai impensierire 

e le classi colte e il Governo; che non si sciolgono le questioni 

coll’indifferenza, rifiutandosi dal preoccuparsene e tanto meno poi 

soffocandole con la forza… 

Chi può prevedere dove si andrà a finire perdurando questo stato d’abbrutimento?”.

Antonio Vitellaro

          Storico

Nessun commento:

Posta un commento