domenica 14 febbraio 2021

Riflessioni di stagione. Draghi arriva in un momento di fragilità produttiva e dovrà imprimere effervescenza creativa

 Non si tratta di conservare il passato, 

ma di mantenere le sue promesse

Theodor Adorno


Con la presenza di Draghi a guida del Paese la crisi sembra allentata e i mercati si sono formati l'idea contraria rispetto a coloro che pensavano che il nostro Paese da due anni -con i populisti che non masticano le leggi dell'economia- avesse ritrovato i pozzi da cui estrarre ricchezza; la realtà letta con gli occhi di chi ha letto anche un solo opuscoletto di economia dice che -grazie al cambio di governo- siamo arrivati e ci siamo fermati al limite del precipizio. 

Non è solamente l'indebitamento (che ci rende il portabandiera dell'intero pianeta) ma la prospettiva immediata, entro il 2021, che fa rizzare i capelli su ciò che può capitare se non interviene una inversione di rotta. Non siamo stati noi italiani a correre ai ripari insediando un governo con almeno una decina di menti pensanti, ma  quanto la stampa internazionale che cominciava a scrivere e ad allertare soprattutto l'U.E.

 L'Europa ha preteso credibili piani sull'utilizzo dei Fondi del Recovery prima di erogare quanto promesso e noi ad oggi siamo ad alcune paginette con soli titoli invece che di progetti dettagliati e credibili; il problema che all'estero temevano era che se l'Italia dovesse affondare avrebbe sufficiente forza di attrazione per tirare appresso a se l'intera Europa. L'Italia non sarebbe infatti stata una Grecia che in qualche modo è stata afferrabile e sistemabile da mettere sotto tutela. La montagna di debiti, segno dell'ignoranza di chi avrebbe dovuto amministrarci, è troppo elevata per sollecitare solidarietà dei partners per garantirci un futuro ed un posto fra i paesi avanzati.  Draghi, e con lui l'apparato che dovrà assisterlo e che egli saprà sicuramente guidare,  dovrà per il prestigio di cui dispone curare i mali antichi (non solo il debito pubblico), fra cui provare ad infrangere le grandi diseguaglianze sociali fra Nord e Sud, fra categorie e categorie, e poi la disoccupazione che spinge i giovani del Sud verso i quattro punti cardinali del pianeta, e poi ancora l'illegalità diffusa -dalle fasce alte del mondo burocratico e professionale agli scippatori di quartiere-, e ... fino ad arrivare alla burocrazia che intralcia tutto e si compiace -spesso- della propria ignoranza.

Certamente a Draghi non possono bastare i pochi mesi che si prospettano in avanti; sicuramente non basteranno senza mettere in conto che la multicolore alleanza di governo non è detto che marcerà compatta; già si avvertono a poche ore dall'insediamento molte dissonanze.

Crea imbarazzo la circostanza che nel nuovo esecutivo non ci sia una folta rappresentanza del Sud, e addirittura che non ci sia nessun ministro siciliano a fronte degli otto (o più?) lombardi.

Riusciremo da meridionali a prendere contatto, raccogliere le sfide e le grandi opportunità che l'Europa si propone di dare all'Italia per evitare che il punto debole dell'Unione -l'Italia-  trascini appresso nel collasso socio-economico l'intero continente ?

Nessun commento:

Posta un commento