Negli anni ’70 molti storici (Giorgio Giorgetti e Carlo
Pazzagli rifacendosi a Giorgio Mori, Mario Mirri, Sergio Anselmi, Carlo Poni) e
antropologi, compreso il cittadino onorario di Contessa E., prof Anton Blok, diedero uno contributo rilevante
(Tullio Seppilli, Piergiorgio Solinas, Pietro Clemente) per comprendere il
quadro e la realtà del mondo agricolo, allora codificato come "contadino". Nel 1976 persino il film di Bernardo Bertolucci Novecento dedicato alla mezzadria e il
film L’albero
degli zoccoli di Ermanno Olmi del 1978, fecero conoscere realtà
rimaste indietro rispetto al resto della società italiana. Tra gli anni
’60 e ‘80 del Novecento la stragrande maggioranza di forza lavoro contadina
dell’Italia meridionale si disgregò in un processo di abbandono, in minima parte a corto raggio
che vide il popolo contadino accedere al terziario (uscieri nella Regione Sicilia, Eras etc.) alla impresa commerciale
familiare, e raramente all’industria, mentre la stragrande
maggioranza dei contadini emigrò in paesi esteri.
Va tuttavia preso atto che in alcune zone gli ex contadini, magari aiutati da figli che hanno svolto corsi scolastici superiori, costituirono aziende produttive e oggi danno colori vivi agli antichi aridi terreni: esempi importanti negli ultimi decenni del Novecento constatiamo nel comparto del vigneto ed in altre specialità, molti dei quali si muovono con presupposti e spirito imprenditoriali.
Purtroppo sul mondo
contadino -inabissatosi con i suoi straordinari saperi pratici- è ormai calato il
silenzio. Qualche simbolico strumento di quel mondo è -a Contessa E.-
conservato presso il Centro Culturale nella sede di Piazza Umberto.
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